La stampa dei primi di luglio ha riportato uno sfogo che Romano Prodi avrebbe avuto tra le mura di un convento di camaldolesi in occasione di un convegno organizzato dalla rivista “Il regno”. Sembra che il presidente della Ue sia molto deluso perché le gerarchie di Oltretevere non avrebbero sostenuto, come dovuto, il suo disegno di una grande Europa. L’uomo, è arcinoto, si è sempre mosso con il sostegno delle prelature, emiliana e vaticana, che gli han fatto credere nel suo alto ingegno politico, fino a convincerlo di avere un diritto acquisito a un aiuto permanente. La scuola dossettiana, a cui ha attinto le sue alte isrmrazioni e aspirazioni, gli ha fatto confondere Santa Romana Chiesa con Santo Romano Prodi. Sennonché il Nostro, abituato a prendere il tram sulla piattaforma di sinistra, non si è accorto che la fermata era stata spostata per lavori in corso. Il suo rientro nella politica ufficiale italiana (da quella sotterranea non si è mai allontanato) è diventato un rischio di sparizione, sempre per via del vento che ha cambiato direzione. Gli rimane l’Europa, per la quale non ha statura. Avrebbe avuto bisogno di una mano della Chiesa, ma i suoi disegni pare che non coincidano con quelli vaticani. Però, professore, non si abbatta. Le resta sempre una bicicletta da cavalcare. Oddio, non è una tigre. Ma, tanto, nemmeno quella ha mai saputo cavalcarla, a meno non fosse in clergy. Invece, il cicloturismo fa bene alla modestia, perché, veda professore, non so quanti italiani abbiano mai creduto che Lei ha scalato lo Stelvio, piuttosto che abbia fatto qualche chilometro nel basso bolognese. Noi bresciani ce ne intendiamo, perché abbiamo avuto un sindaco-console che per molti anni partecipò alla partenza di una specie di maratona cittadina, ritirandosi puntualmente alla prima pietra miliare. Anche lui ha fatto il sindaco per trent’anni con l’appoggio della Chiesa. Poi, persino i buoni parroci si sono stufati, perché tutto ha un limite. Questi ipercattolici firmaioli e di carriera non hanno ancora capito che alla Chiesa si dà e non si toglie.