A sentire un milanese doc praticante c’è da credere che il rito ambrosiano sia il vero, se non l’unico, della Chiesa cattolica. Non saprei! Non sono milanese…io! Forse la convinzione di essere la chiesa numero uno, deriva dal fatto che quella di Milano sarebbe la più grande diocesi del mondo! Sarà! Ma per me una chiesa a mq. poco convince. Il suo primate sta a Gerusalemme e continua a emanare i suoi “motu proprio” e il sostituto li enuncia con pervicacia, seguito da uno sparuto numero di episcopi, che dimostrano di non saper dimostrare. A Milano dicono: niente messa in latino, noi siamo ambrosiani! Però, non mi risulta che Papa Ratzingher abbia imposto di abolire il rito ambrosiano, ma solo di consentire che si possa esprimere la liturgia “anche” con un rito millenario. Le motivazioni di avversità sono semplicemente ridicole, direi “piccole” come la statura di certi tenaci assertori di cancellare ciò che sa di tradizione in nome di una loro strana tradizione. La verità è un’altra: i preti, presi da una furia di sociale, comunicazione, comprensione per i poveri islamici, messe nelle baraccopoli e nei piazzali degli stabilimenti occupati e chi più ne ha ne metta, non conoscono più la lingua di Cicerone.

Non che io possa dire di ricordarmi quella liturgia; ma questo non mi fa dimenticare che Desiderio, re longobardo della mia gente bresciana, pregava in latino.

E Benedetto XVI, che il latino lo parla, si è preso una sua “soddisfazione”: ha creato arcivescovo con rigoroso rito romano il milanesissimo Gianfranco Ravasi e quello di Milano ha dovuto accontentarsi di essere presente.

Mai sottovalutare uno di Monaco, la città italiana più a Nord, come ha detto recentemente il bavarese Edmund Stoiber, non una sottodiocesi di Milano. Capito?

Amen.

Pietro Bonazza