Nell’incipit del racconto Lo zahir, incluso nell’antologia L’Aleph, Jorge Luis Borges scrive «A Buenos Aires lo Zahir è una moneta comune, da venti centesimi…». Se si ritiene, come qualche critico propone, Borges un “visionario”, cioè chi immagina le cose non esistenti come se fossero reali e le descrive, allora il giudizio può essere condiviso, ma probabilmente non è corretto. Borges, un grande della letteratura del Novecento, non insignito del premio Nobel perché le patate lesse di Stoccolma non capiscono niente di poesia, potrebbe meglio essere definito uno scrittore di paradoxa. In effetti, i suoi racconti sono paradossali, perché egli mescola precisi riferimenti geografici, storici e culturali con contenuti fantastici, sicché alla fine il rinvio alla realtà è fondato, ma bisogna fare lo sforzo di scoprirlo come accade con tutti i paradossi. Borges ci conduce sulla scena, non solo per rivivere il testo teatrale, ma per anche per invitarci a guardare dietro la tela dello sfondo, perché lì, nascosta, è la verità.

Lo zahir non sfugge a questa dialettica tra realtà e sogno.

Borges non è riassumibile, perché è un caleidoscopio di immagini colorate e lo zahir si pone in questa cifra, unica nella letteratura.

Borges è uscito dalla camera ardente dove giace il cadavere di Teodelina Vilar, di cui fu innamorato. Entra in una mescita e riceve in resto uno zahir. Lo guarda con attenzione e scattano in lui memorie storiche e considerazioni personali, la più significativa delle quali metterebbe in imbarazzo un economista «…nulla è meno materiale del denaro, giacché qualsiasi moneta…è, a rigore, un repertorio di futuri possibili. Il denaro è astratto, ripetei, il denaro è futuro…una moneta simboleggia il libero arbitrio…». Il racconto fantastico prosegue e ogni lettore può trarne le considerazioni che più sente vicine alla sua sensibilità.

Borges è un affabulatore e il suo rapporto con il lettore è un invito a vivere in una dimensione di sogni ad occhi aperti, perché, come scrive più avanti, «vivere e sognare sono rigorosamente sinonimi».