L’ha annunciato, più che promessa quasi come una minaccia: “Entro fine anno clonerò un uomo”, parola di Antinori, ginecologo d’avanguardia, capace di inseminare Matusalemme e di farlo partorire. Il fenomeno è grave, non solo sul piano etico, di cui non ho gli attrezzi per occuparmi, ma su quello pratico, perché pone problemi di scelta di non poco conto. La storia della “mucca pazza”, alla cui origine c’è una violazione della legge di natura, non insegna nulla al prof. Antinori. Forse perché è vegetariano o forse perché i suoi obiettivi sono più importanti delle leggi di natura. Mi esprimo per scherzosa ironia. Faccio credito a questi ingegneri della genetica di voler insistere sui tentativi per dare all’uomo una ruota di scorta. È ora di invertire la rotta! L’uomo ha inventato l’automobile, che è una specie di suo clone: ha bisogno di quella speciale proteina che è la benzina per muoversi. Dopo averla inghiottita nel suo iniettore e digerita nel motore, ottiene il movimento e si scarica con emissione di nube tossica. Guai se gli viene la diarrea o la stitichezza (pardon! Constipation, alla francese): rien ne va plus! Proprio come nell’uomo. Per forza; è un suo clone! Una sua costola, direbbe la Bibbia e, guarda caso, l’auto è femmina! Però la voiture ha una ruota di scorta. Se ti si buca la gomma, il chewing-gum non serve. Devi sfilare il ruotino e fare l’operazione chirurgica di sostituzione. Ma perché l’uomo no?… continuano a chiedersi gli ingegnosi ingegneri di Ippocrate. E si rispondono: perché sì! Perché è giusto che ci sia un io numero due, ché, se va in panne il numero uno, tu vai in officina e il dottore cannibalizza il secondo e rabbercia il primo con i pezzi di ricambio. C’è il rischio che confonda i numeri e che ti smonti il numero uno, invece dell’altro. Ma, è rischio trascurabile. Tanto sono uguali! O no? Il punto è proprio qui. Nessuno lo sa. C’è poi un altro problema, ma è trascurabile, perché è filosofico. È la questione dell’Io e del Non-Io, che tanto ha travagliato Kant e Fichte. Ma un ingegnere-medico e un medico-ingegnere di oggi (quelli di ieri certe cose le sapevano) se ne fregano delle quisquilie. Perché un Io vale l’altro, anche se poi, con scarsa coerenza, quando si tratta di politica della medicina insorgono contro gli ospedali, che curano la malattia e non il malato. Pazienza, ognuno ha le sue contraddizioni! Perché tutto questo francese? Per due motivi: il primo è il rammarico che la lingua di Racine sia caduta di moda, il secondo perché la questione del clone mi rimbalza immediatamente al Cartesio del cogito: « Je doute donc j’existe; ou ce qui è la même chose: Je pense, donc j’existe.» Il buon vecchio Renato, al sentire che potrebbe esistere un clone, perderebbe la trebisonda così difficilmente conquistata con la certezza che, se almeno ego dubito, allora sono certo del sum. Invece, se gli ego sono due, allora persino la certezza dell’esistenza va a farsi benedire. Ti capisco caro Cartesio. Resta una speranza: che Antinori, se proprio non può farne a meno, cloni la sua colf filippina se consenziente, ma non se stesso, per non duplicare gli apprentice sorcerer, con gran lamento di tutte quelle signore che non sanno dubitare per aver trasferito l’utero sopra le spalle.