Seguito della figurina “Cerchiamo di avere un po’ di rispetto per la maggioranza” del 12 maggio 2001

Attori, giornalisti, intellettuali, manager statali (in francese entraîneur, che rende meglio l’idea, specie al femminile), fino al 14 maggio 2001 stettero in ansiosa attesa sotto la pensilina della fermata del tram. Ne passavano tanti! Ma su quale salire? Il tram del vincitore è sempre incerto e stimola un dubbio esistenziale, perché per molti ne va della continuità del proprio benessere, costituito dalla vendita a caro prezzo della propria mediocrità. Succede sempre nei momenti di cambiamento. Chi non ricorda quanti fascisti si sono scoperti partigiani il 25 aprile 1945, offendendo i Fratelli Cervi? È umano! Non ha forse detto Longanesi che la bandiera degli italiani dovrebbe recare in mezzo la scritta “tengo famiglia”? Almeno quattro erano le categorie antropologiche di quegli aspettatori:

1. i coerenti e fedeli ai propri principi. Loro sì che il tram giusto hanno avuto il coraggio di prenderlo, senza chiedersi se sarebbe arrivato in orario al capolinea. A questa gente bisogna portare rispetto, come a tutti gli uomini che agiscono senza calcolo, perché pongono i principi davanti a tutto. Sono idealisti irrecuperabili. Sono della stessa specie, fatte le debite proporzioni, dei primi cristiani che affrontavano il martirio; dei comandanti della nave che fanno scendere nelle scialuppe di salvataggio i loro marinai e poi s’inabissano con il vascello; degli ulissidi che non si chiedono se dopo le Colonne d’Ercole c’è l’ignoto, perché è meglio del vuoto della vita. Anche un modesto e anonimo elettore, può iscriversi nella classe, magari agli ultimi posti, come il pubblicano in fondo al tempio. Chapeau! Anche se hai preso un tram diverso dal mio, diverso solo nel percorso e non nel capolinea;

2. gli indifferenti, per i quali va bene qualsiasi tram. Sono scettici o abulici. Sono capaci di astenersi dal prendere il mezzo, non perché amino il podismo, ma perché riescono ad addormentarsi persino sulla panchina di attesa;

3. i fortunati. Quelli cioè che il tram giusto lo prendono senza merito, perché la fortuna è bendata. La loro è talmente sfacciata che, poi, nessuno gli chiede mai quale tram prendevano abitualmente prima. Contro questa categoria non c’è nulla da fare. Sono invincibili. Non hanno nemmeno il tallone di Achille; tanto camminano sulla punta dei piedi e non sono guerrieri;

4. gli spudorati, che, se colti sul fatto del calcolato cambiamento sono pronti a giurare che loro sempre sono stati simpatizzanti del tram vincitore e, se proprio non ce la fanno, ti sbattono in faccia il proverbio che solo lo sciocco non cambia mai parere e se hanno un briciolo di cultura ti citano il morbido Petrarca, che afferma « Il saggio muta consiglio, ma lo stolto resta della sua opinione ». Una simile idea non passò mai per la testa di Dante, che per non piegarsi al vincitore, preferì elemosinare come un randagio lontano dalla patria ingrata. Ma Lui (lo scrivo con la maiuscola perché non esiste più alto referente umano), apparteneva alla prima categoria, la stessa del suo Ulisse del XXVI Canto infernale. Invece, molti intellettuali appartengono alla quarta e mi ricordano non i trovadori, ma i giullari di corte. Osservare questi aspettatori, soprattutto gli spudorati intellettuali, è stato un divertimento gratuito divertente. Si comportano come chi non sa dove andare e allora lascia passare parecchi tram prima di prendere uno, sperando che sia quello “…che si chiama desiderio”. Alla fine molti ce l’hanno fatta. Eh! Benedetto tram! Ora li vedremo all’opera. Hanno vinto anche loro. Ho un ricordo indelebile sedimentato nella memoria. Ero scolaro delle elementari la mattina del 25 aprile 1945, quando aprendo la finestra vidi uno sventolio di lenzuola bianche, perché i miei vicini di casa erano sprovvisti di tricolore e sentivano un incontenibile bisogno di agitare un panno agli americani che marciavano con il passo del vincitore. Ma quello bianco non è offerta di resa? Non lo sapevano. Mancava l’acculturamento della televisione. Né conoscevano la consuetudine meridionale di esporre alla finestra dei neoconiugi un lenzuolo bianco macchiato di sanguis primae noctis. Vi sono matrimoni e convivenze di tanti tipi. Ma gli intellettuali sembrano essere di un solo tipo: « …sono caricature», secondo Luis Sepúlveda, che però non precisa di che…forse perché è risaputo.