Il controllo delle proprie parole non è di tutti gli uomini. Anzi è di pochi, se si contano gaffe, contraddizioni e incoerenze di molte persone anche altolocate. Spesso cadono nell’umorismo involontario, che muove un riso dissolvente nella pietà.
Prendiamo, per esempio, il dottor Roberto Mazzotta, un politico-banchiere, sicuramente “tosto” e, almeno perciò, rispettabile. Ci piacciono gli uomini di “carattere”!
Ricordo quando voleva a tutti i costi la presidenza della Cariplo, già feudo del suo partito. Disse che ne aveva diritto, per i meriti politici accumulati in anni di militanza democristiana. L’ebbe. Era giusto. Poi, forse vittima di un complotto, fu incriminato nel giro del risanamento della politica, assurto a obiettivo di certa magistratura ambrosiana. Fu condannato nei gradi bassi. Dovette lasciare la presidenza dell’amata Cariplo. Ma non si dette per vinto. Nel luglio 2001 la Cassazione gli ha reso giustizia, mandandolo assolto. Applausi. Fa sempre piacere la riconciliazione dell’uomo con la sua innata sete di giustizia. Intanto il Mazzotta aveva conquistato la presidenza della Banca Popolare di Milano. È un segno del destino, perché tra casse di risparmio e banche popolari un denominatore comune esiste… o esisteva.
Ma anche qui un qualche guaio emerge, non certo per colpa del presidente, il quale, si sente così immedesimato nel “suo” istituto da uscire, nell’aprile del 2002 in occasione dell’assemblea di bilancio, con un’affermazione che lascia sconcertati: « Se nel 2002 non farò un buon bilancio – avrebbe dichiarato – rinuncio all’emolumento. » Viene il dubbio che l’acronimo BPM significhi: Banca Popolare Mazzotta, oppure che il suo compenso sia talmente alto da convertire, con la rinuncia, un insoddisfacente in ottimo bilancio.
Niente di tutto questo: è solo coerenza con il “diritto” a presiedere una banca, quale che essa sia. Suvvia! Un po’ di umorismo non guasta! In altri paesi o in altre aziende, un presidente che non raggiunge l’obiettivo dà le dimissioni e si ritira, ma in Italia è altra cosa: chi ha un “diritto” non può farlo. I diritti a presiedere una banca sono “imperativi categorici”: non si possono rinunciare. Se no, che diritti sarebbero? Diventerebbero “doveri” e il nostro mica è un fanatico mazziniano o kantiano.