Ottaviano Del Turco è uno che le parole le pesa, poi le palleggia da una mano all’altra e infine, come fossero aquiloni, le lascia volare in libertà. Pensiamo ai minacciosi giudizi di fuoco dei giorni scorsi contro il Secit: da giurare che se non si fosse avverata anche solo la minima parte di quanto aveva detto, se ne sarebbe andato lui oppure il Secit sarebbe morto sepolto. Niente di tutto questo. Rimasti entrambi, imperterriti e vegeti. Il Ministro è superiore alle sue stesse parole, quindi non si dà cura che qualcuno le rispetti. Con quel nome da imperatore, può permetterselo. Al Ministero delle Finanze si è molto attivato per portare a compimento l’opera di Visco, lasciando anche l’impressione di essere un suo sodale. Non ci siamo dimenticati che il 29 giugno 1996 il Visco, da poco assunta la carica di capo del Dicastero fiscale, ha pronunciato, in un’intervista rilasciata ai quotidiani del Veneto, questo pesante giudizio: « Il Ministero delle Finanze è inutile » e buona parte dei 130mila addetti girano a vuoto. Il 15 marzo sono entrate in funzione le “Agenzie fiscali”, la rivoluzionaria riforma vischiana, che consentirà di tornare indietro di quasi un secolo, quando il capo dell’ufficio periferico dell’Amministrazione finanziaria si chiamava appunto: “agente delle tasse”. Il Del Turco ha prontamente dichiarato, in perfetta linea di compimento del suo predecessore: «…scompare formalmente una struttura mastodontica di 130 mila persone. » Attenzione alla precisione dei termini avverbiali. Il Ministro ha detto “formalmente”. Sostanzialmente i 130 mila sono ancora seduti alle loro scrivanie e continuano a vagare per i corridoi con in mano l’alibi di un foglio di carta, magari bianco. Non sono parole mie… è sempre Visco che parla nella ricordata intervista. Quanto alle targhe fuori degli ingressi continuano a campeggiare le vecchie indicazioni, perché nell’Amministrazione finanziaria si applica la legge elementare della fisica: “nulla si crea e nulla si distrugge” anche quando “il dottore è fuori stanza”.