La reductio ad unum del Ministero delle Finanze in quello del Tesoro e delle funzioni del primo concentrate in un’Agenzia delle Entrate è un modo ipocrita per sviare la responsabilità politica, delegando le funzioni a un organo amministrativo. Così, quello che un tempo era il ministro dell’entrata, ora è un organismo che fa il bello e il cattivo tempo nei confronti del contribuente, compiendo, ogni giorno, angherie, che vengono giustificate con il computer. Basta ricordare le infrazioni quotidiane commesse  all’illusorio “Statuto del contribuente” con la benedizione della Corte di Cassazione per rendersi conto che l’Italia non è una democrazia e quello italiano non è uno stato di diritto. L’Italia non sa più se colpevolizzare l’incolpevole computer o un ufficio amministrativo. Chissà se gli italiani avranno l’intelligenza di constatare che non sono tanto le aliquote fiscali, peraltro oppressive, quanto gli atteggiamenti e i comportamenti degli agenti fiscali che sono insopportabili e sapranno regolarsi, di conseguenza, nella cabina elettorale. Ma il duca di Arcore avrà capito che lo sceriffo di Nottingham gli farà perdere più voti che non le storielle boccaccesche che continua a fomentare?