Il tacchino-pavone
Un ministro giovane e aitante scendeva con passo elastico la scale di Palazzo Chigi.
Nella piazza molti dimostranti rumoreggiavano agitando bandiere e cartelli. Il ministro si fermò a metà gradinata. Respirò, gonfiando il torace. Girò il capo con studiata e politica lentezza. Pareva Marco Antonio pronto per l’orazione funebre in memoria di Cesare.
“Cicero pro domo sua. Carpe diem” gridò con voce stentorea, quasi materica. Potenza del dialetto del I secolo a.C.! La folla applaudì.
Dalla finestra di un palazzo vicino un monsignore sorrideva discreto, affabile.
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