Non so quali reminiscenze ribollano nell’inconscio del ministro Visco, ma è certo che c’entra l’Africa. Il 7 ottobre a un convegno in quel di Trani, il neo vincitore della cattedra di scienze delle finanze alla Sapienza di Roma ha rilasciato una profezia condizionata: se vincerà il centro-destra alle prossime elezioni voi industriali sarete costretti ad andare in Uganda. Seguo in questo periodo (di doman non c’è certezza) tre regole: sobrietà nella vità fisico-alimentare, cattolicesimo in religione, atarassia in politica. Quest’ultima mi consente indifferenza verso tante ciance politiche, però Visco riesce sempre a farmela violare. Perché l’Uganda? Che stia al posto di un represso: ma andate a beccarvi l’AIDS? No! Lo escludo. Visco non ne sarebbe capace. Piuttosto, intendeva forse prevedere che in caso di vittoria del centro-destra (cioè di “sua sconfitta”) gli italiani prenderebbero la via degli avi per andare a riconquistare l’Africa. Ma, no! Visco non è un colonialista, semmai è un colonizzatore. Eppoi lo sa bene che per fare una conquista, in ogni epoca ci vogliono le armi e noi, al di fuori della chiacchiera, non ne abbiamo. Forse voleva dire: se vince Berlusconi, voi imprenditori sarete ridotti tutti sul lastrico e sarete costretti a migrare. Ma forse non intendeva nemmeno questo, perché durante il suo lungo ministero tesaurofiscale pare che più di un imprenditore abbia già preso la via dell’estero e lui non può non saperlo.

Non si può andare in esilio due volte. E poi – torna il dilemma – perché proprio l’Uganda? Che ci sia una qualche distorta reminiscenza geografica? Non sarebbe impossibile, perché il Ministro, nonostante le cattedre in economia delle tasse, non è un economista, ma un giurista e nei curricula di questi la geografia economica è piuttosto assente. Non impossibile, ma poco probabile. Vi sono almeno due ipotesi più fondate:

  • · se voi imprenditori con il vostro Berlusca, a cui vi state convertendo, ve ne andate fuori dai piedi, per esempio in Uganda, che per mia sicurezza è più distante della Tunisia, io Visco potrò starmene in pace nella mia villa in riva al mare di Pantelleria a prendere il sole e, nei giorni di pioggia potrò insegnare ai figli del popolo della Sapienza come si inventa una tassa al giorno;
  • · Visco non è un battutista, perché è convinto di ciò che dice e anche la sua espressione facciale lo conferma.

Lo sapeva anche D’Alema, quando faceva il segretario dei comunisti, ancora poco post nel 1996, che, stando al giornalista Mario Giordano, definiva “viscate” le sortite del suo ministro. Teneo te, sancta pace! Dell’Africa non me ne frega più niente e l’Uganda, per me, non vale la vita di un missionario. Mandateci Milingo.