Valter Veltroni pensa di essere un politico.

È un esempio di auto-definizione, che è atteggiamento criticabile solo a metà: cioè per la definizione. Per l’auto niente da obiettare: è un diritto soggettivo; ma la definizione, no, esige prima l’analisi del concetto di “politico”. Si dice “politico”, aggettivo sostantivato, colui che pratica l’arte del possibile. Per Veltroni è impossibile non cadere in contraddizione. Se si afferma che ha distrutto ciò che restava del PCI e dei DS, riuniti e congiunti, si constata che ha realizzato il possibile; quindi è un “politico”. Ma distruggere un partito non è un atto politico. Sembra un sofisma o un ragionamento circolare, invece è la verità. Che verità? Che Veltroni è un politico o che ha distrutto un partito? Si capisce, a questo punto, che bisogna definire la verità. Facciamo finta di non sapere che Isaiah Berlin ha affermato che è impossibile fare la frittata senza rompere le uova. Sbagliato. Veltroni è riuscito in un’impresa ancora più ardua: ha fatto la frittata senza nemmeno le uova. Allora, poiché Veltroni non ha il dono dell’impossibile, nonostante si sforzi di crederci, la verità è questa: il PCI era già una frittata prima e di Veltroni resta solo l’auto. Auto di che è il dilemma dei compagni, perché “auto”, senza niente dopo, è un catorcio.