Frau Merkel, la mamma dei tedeschi attuali, non è probabilmente esperta in economia ferroviaria e forse nemmeno in economia generale. I tedeschi sanno di avere un’economia forte, ed è vero, per virtù proprie (un po’ meno vero!), ma non si chiedono mai: perché? Eppure è semplice: sono forti perché in Europa non sono soli e, quindi, possono arricchirsi a spese di qualcun altro, anche se legittimamente. Provate a fare un contratto con un’impresa tedesca e subito misurerete che gli ordini li vuole dare e mai ricevere; vuol dettare le condizioni, se no kaputt. E guai a tentare di entrare in un’operazione di merger and acquisition. Chi non ricorda il tentativo fallimentare della Pirelli nel 1991 di entrare nel capitale sociale della Continental? Al contrario i tedeschi hanno libero accesso alle imprese italiane. La forza è nei tacchi degli stivali e loro invece di salutare sbattono i tacchi, come fossero sempre in guerra. E che accade quando tra un tacco e l’altro schiacciano qualcuno? Heil!

Certo non mancano le contraddizioni. Ci si chiede come si concilia il fatto che quella terra bagnata dal romantico Reno abbia generato assetati di dominio, ma anche i: Dürer, Beethoven, Goethe, Hölderlin, Schopenhauer e tanti altri pilastri della cultura europea? Si dirà: i geni sono sempre eccezioni ovunque e in ogni tempo: vero ma non basta.

Torniamo all’economia ferroviaria. I tedeschi vogliono essere locomotiva e va bene! Ma dove va una locomotiva senza il seguito di vetture agganciate? A passeggio per i länder?