Tutti conoscono il Celentano-pensiero trasmesso via TV: una sottospecie di buonismo verde-rosa (cioè una via di mezzo tra il Ronchi-pensiero e il Martelli-pensiero) divulgato tra una bottiglia di acqua minerale e l’altra con marca bene in vista. No ai casermoni di periferia che sorgono dove c’erano i prati, sì alla pensione per tutti, no al caldo afoso senza nemmeno un prete per chiacchierar e via di questo passo. Ma, prima della TV, il molleggiato ci aveva catechizzato con un ragazzo della via Gluck (chissà dov’è e chissà chi era quel tale!), che pensa con nostalgia a un prato verde al posto del quale ora c’è appunto un casermone, eccetera eccetera. Il ragazzo della via Gluck, che vive in una villa con piscina, scuderie e vaccate da status symbol di neo ricchi, forse non sa che quei casermoni, orribili e osceni, servono, né più né meno delle baracche di un lager, per evitare che migliaia di proletari si trovino nella condizione ancora peggiore di non sapere dove andare a ripararsi di notte; cioè, sono un po’ meglio che dormire sotto il ponte del Tevere o sulle panchine del parco. Diciamo che è un prezzo da pagare per evitare il peggio e che di quegli alveari costruiti là dove una volta c’erano i prati (mica sono palafitte da costruire sul pelo dell’acqua!) dovremo fare la regola, se pretendiamo che la popolazione cresca in misura esponenziale su tutto il pianeta e poi migri a Roma, a Milano eccetera. Non possiamo avere la botte piena e la moglie ubriaca. Se vogliamo la botte piena non dobbiamo avere moglie, perché una moglie, sol che esista, non si accontenta di prosciugare la botte, ma ti fa anche nidiate di nuovi bevitori. Si tratta di scegliere e di rispettare coerentemente le scelte. Lamentarsi dopo, è da sciocchi. Non si capisce perché Papa Wojtyla, che, oltre ad essere un sant’uomo è anche un pontefice sicuramente molto intelligente, andando in visita a una famiglia della parrocchia romana del Sacro Cuore di Gesù in Prati, sia uscito con un calembour, peraltro spiritoso e condivisibile: “…ma dove sono i prati? I prati non si vedono più. Una volta – ha aggiunto – i prati erano tanti e si vedevano subito, mentre oggi bisogna fare tanta strada per trovarli: questo ci dà la dimensione di come sia cambiata la nostra città e di come gli edifici si sono sostituiti ai prati. Eppure i prati sono necessari come il respiro è necessario alle persone, e agli animali.” Siamo d’accordo su tutto e con tutti. Purtroppo siamo costretti ad esserlo anche con quegli antipatici che ci ricordano che i prati sono compatibili solo con gli uomini ricchi, che, purtroppo, sono sempre pochi. Vogliamo solo precisare, al di là di conclusioni apparentemente convergenti, che non confondiamo Celentano o i tanti come lui con Papa Wojtyla. I primi, pur nella abissale profondità del loro cogitare, non hanno mai accennato alla responsabilità dell’uomo. Il Papa, invece, ne ha fatto uno dei motivi del proprio complesso pensiero.