L’illusione della democrazia è di poter scegliere tutto e il suo contrario. Così ragionando, se va bene si scivola nella demagogia, altrimenti si è all’anarchia, la “terza via” italiana. Dietro le mene di questi giorni sul caso Mediobanca-Edf, che hanno fatto la gioia dei giornalisti esperti in dietrologia, sta proprio questa illusione, da paese immaturo, contraddittorio e tartufesco, almeno se si vuol risalire alle cause vere del fenomeno e non fermarsi a interpretazioni superficiali, che, di una lunga catena, analizzano in genere solo l’anello immediatamente precedente e, per di più, cercando di interpretare atteggiamenti di uomini, anziché stato di istituzioni. Ma ciò che è ancora più grave è che l’Italia non è la sola imputata, perché, ancora una volta, è l’Europa che non esiste, qualunque potrà essere l’intervento di Bruxelles nella vicenda. Per comodità ricordiamo gli eventi: intorno al 20 maggio si scopre che Edf, colosso mondiale nella produzione e distribuzione di energia elettrica, ha rastrellato una quota di circa il 20% del capitale Montedison, che controlla buona parte del sistema elettrico privato italiano. Che questo sia potuto accadere per colpa di Mediobanca, che “pilota” Montedison, lo ha detto, abbandonando il tradizionale riserbo di casa Fiat, l’Avvocato con una dichiarazione riportata dalla stampa il 25 maggio. In tutto il bailamme ci si è dimenticati di constatare che il sistema elettrico italiano, a parte la quota minoritaria della privata Edison e di altre frange in mano a ex municipalizzate, di cui sono soci maggioritari enti pubblici locali, è ancora in massima parte in mano all’ENEL, cioè allo stato italiano, socio controllante con il 67,57%, nonostante il decreto Bersani, già in ritardo di emanazione a suo tempo, dati da inizio 1999. Invece, non ci si dimentica di constatare che Edf è monopolista in Francia ed è di proprietà dello stato francese. A questo punto scatta il patriottismo italiano: tricolore in pericolo, inno di Mameli, mano sul cuore, apertura di inchieste e audizioni, effluvi di accuse, perché lo stato francese non può fare un simile sgarbo allo stato italiano, eccetera. Posto in questi termini, chi non sarebbe d’accordo nella difesa dei confini elettrici della patria? Gli italiani, noi compresi, non possono dissentire, anche se si capisce che c’è qualcosa che non quadra. E allora, sull’onda dell’orgoglio nazionale ferito, ecco che un governo di sinistra con le valigie in mano spara un decreto catenaccio, per dirla chiara contro il governo francese fratello di sinistra. Un monopolista contro un altro monopolista, nel più classico scenario degli statalismi, una sinistra contro un’altra sinistra. Una specie di lotta tra gladiatori al Colosseo, con il popolo italiano che se la gode, se non altro per vendetta contro le bollette della luce statale, tra le più salate del mondo. Ma subito si notano due anomalie:  Edf non ha assaltato l’Enel, ma una parte privata in mano a Mediobanca: ergo, il decreto dell’uscente Amato è un soccorso del potere pubblico a interessi di privati. In questa cosiddetta democrazia, si possono nutrire perplessità sullo stato da una parte e su una banca privata dall’altra, che, se invoca protezione con quel metodo, ammette di non essere stata in grado di trovare da sé le sue soluzioni e questo è anche il senso del giudizio dell’Avvocato;  Edf è un colosso pubblico (l’Enel cos’è?) e l’Europa di Bruxelles non ha saputo sin qui darsi la capacità di imporre la liberalizzazione, sia in Francia e sia in Italia, per non parlare della liberalizzazione-bidone della Germania. Ma l’anomalia politica, che vede uno stato andare in soccorso di privati incapaci, così evocando la creazione dell’IRI nel 1933, non è l’unica causa. Scorrendo gli anelli della catena, troviamo quello di una politica energetica risalente al referendum del 1987, a dir poco folle e suicida. Allora, sull’onda di una emotività da immaturi, il popolo italiano rifiutò il nucleare, senza chiedersi – e non se lo chiede tuttora – con quale materia prima si produce energia elettrica. Siccome con l’energia eolica ci facciamo vento, con quella solare l’abbronzatura e con l’idroelettrica le uova al tegamino, resta la termoelettrica, che però si produce con petrolio e questo spiega perché siamo arabi-dipendenti e, a peggiorare le cose, in dollari, perché i signori islamici odiano a parole gli States, ma se devono incassare, al fiacco euro, preferiscono l’odiato biglietto verde, ciò che aggrava ancor più la nostra bolletta energetica. Oddio, non che i francesi siano più malleabili e generosi! Però si dà il trascurato particolare che l’energia prodotta dall’Enel con il petrolio e il gas arabi per più del 60% del fabbisogno nazionale non basta e la pianura padana – diciamo, per essere precisi, l’asse portante dell’economia italiana – sfiora frequenti blackout, che evita solo perché dalla Francia arriva in soccorso l’energia mancante. Ma chi la produce e come quell’energia? La tanto odiata Edf e con il nucleare, che noi abbiamo cancellato per scaramanzia persino dal linguaggio, dimenticando che, se scoppia una centrale in Francia, vista l’esperienza di Cernobyl e con i venti che spirano dall’Atlantico, è peggio che averla a Montalto di Castro, l’esempio costoso del fallimento e dello sperpero della politica energetica italiana. E se nel momento di un blackout, Edf, così tanto per ricambiarci il favore, non apre il rubinetto, che accade? Il decreto di sbarramento è del duo Letta-Amato, ma la gestione sembra sarà problema del prof. Marzano, che già si è dichiarato d’accordo, pur non avendo ancora alcuna investitura e ciò la dice lunga sull’ansia di parola dell’incoming governo Berlusconi e dei suoi probabili ministri. Il prossimo governo pensi a parlare poco e a impiantare, seppur in ritardo di decenni, una vera politica energetica. Quanto all’Edf, sappiamo tutti che è un fenomeno anomalo in tutta Europa. Basta rileggere l’intervista rilasciata da Franco Tatò il 14 luglio 1999, che, denunciando il pericolo, ha affermato: « La francese Edf è un fattore di distorsione macroscopico.» Adesso, con due anni di ritardo, piangiamo sul latte versato e ci precipitiamo a chiudere la stalla, quando i buoi sono scappati. Qual è il compito di un governo? Servire i cittadini, soprattutto quelli più poveri, non quelli che governano banche e industrie e se la benzina e la corrente elettrica rincarano non se ne accorgono nemmeno: tanto la Mercedes è sul bilancio della ditta e la bolletta della casa in Sardegna è un fringe benefit. Ora noi dobbiamo ammettere che in Francia la Edf vende la corrente a metà prezzo di quella italiana e se chiediamo al cittadino – quello con la busta paga di due milioni al mese, senza fringe benefit, né stock option – se è disposto a rifiutare il Kwh francese a minor prezzo, perché lo produce Edf con la benedizione di Jospin, ci risponde che, come il biglietto di banca, il Kwh non ha DNA. Per adesso, la partita “Fratelli d’Italia” contro “Les enfants de la patrie”, è solo al primo tempo. Ma noi siamo italiani e, in attesa che la “finanza da salotto” divenga “finanza dei mercati”, vogliamo imitare Saragat, il presidente detto anche “Peppino ‘o telegramma”, e come lui, tra un calice di barbera e l’altro, proclamiamo con enfasi patriottica: Viva l’Italia! Viva la Repubblica. Prosit! A lume di candela…vergine. (Articolo pubblicato in “ItaliaOggi” di sabato 2 giugno 2001)