All’approssimarsi delle elezioni, i politici, per scansare impegnative enunciazioni di programmi, si lanciano in reciproci insulti e i loro capi fanno a gara a chi deposita il simbolo per primo, perché ritengono che sia un vantaggio politico, presumendo che molti elettori incroceranno la matita (il voto usa la firma degli analfabeti) sul primo simbolo della lunga lista. Ma la strategia del primo simbolo a stampa è come il click day, cioè una ben nota baggianata fiscale, come a dire che il più lesto vince alla mensa dei poveri, lasciando gli altri senza la broda.

Bisognerebbe stampare i simboli sui certificati elettorali in ordine alfabetico; ma non sarebbe criterio selettivo, perché i partiti cambierebbero i simboli, ricorrendo alla lettera “A”, dopodiché, per essere sicuri, farebbero ricorso alla doppia “A” e così via. Alla fine vincerebbe la gara un “aaahh!”: una grande risata degna del grande Totò, che in fatto di risate tristi era maestro.