Primavera

Sommario

  1. Premessa – Giulio Cesare e il calendario solare giuliano
  2. Etimologia della parola “primavera”- Primavera nell’Antica Roma e feste popolari
  3. Primavera e Pasqua
    1. Perché la data della Pasqua è mobile
    2. Pasqua ebraica e Pasqua cristiana
  4. Primavera e fiabe: la rosa rossa
  5. Primavera e poesia – associazione con la giovinezza: vedi Lorenzo de’ Medici e l’inno degli  anni Trenta – Primo vere di Carducci e D’Annunzio – L’aquilone di Pascoli
  6. Primavera nella pittura (Sandro Botticelli) – L’Annunciata di Antonello da Messina
  7. Musica e primavera da Vivaldi a Stravinsky, fino alle canzoni “Maledetta primavera”  e “Svegliatevi bambine”
  8. Conclusione

 
 

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A) PREMESSA
 
Oggi ricorre il 2062 anniversario della uccisione di Giulio Cesare, consumata alle Idi di Marzo, cioè il 15 marzo del 44 a.C., dopo il quale si può affermare che il mondo non fu più lo stesso. Perché evocare oggi Giulio Cesare? almeno per un motivo: al fondatore dell’impero romano si deve la riforma del calendario, che da lunare diventò solare e rimase in uso fino al 1582 dopo la riforma di Papa Gregorio XIII. Vedremo in una passo successivo la grande importanza del calendario ricordando la Pasqua cattolica.
 
B) ETIMOLOGIA di Primavera
 
Ma le Idi di marzo sono anche l’inizio della primavera e qui è opportuno ricordare che la parola primavera risale al sanscrito “vas”, che significa ardere, l’ardere del focolare, l’inizio della stagione splendida e nella variante latina si collega alla dea Vesta, la protettrice del focolare. Nell’antica Roma nelle idi di marzo si celebravano con frugalità le feste popolari dedicate alla dea Vesta e anche questo è un riferimento da tenere presente.
 
C) Primavera e Pasqua
 
Ora dobbiamo porci una domanda: perché Gesù Cristo fu crocefisso all’incirca alle Idi di Marzo del 33? Perché vi sono riferimenti nella Bibbia (Isaia 53:3-7 e Zaccaria 12:10) al sacrificio cruento in collegamento alla Pasqua ebraica (Pessach) che ancora oggi celebra l’uscita degli ebrei dalla schiavitù in Egitto e cade in primavera. La Resurrezione del Cristo è di domenica, come si deduce dal Vangelo di Giovanni (20, 1-18), mentre la Pasqua ebraica si conclude di sabato. Bisogna ricordare che i primi cristiani di origine ebraica seguivano il calendario lunare ebraico, mentre quelli di estrazione latina seguivano il calendario solare giuliano. Ne derivavano sfasature di date di celebrazione della principale festività religiosa tra correnti, che ancora non avevano un riferimento unico di carattere organizzativo e gerarchico; infatti il vescovo di Roma era uno dei tanti e tutti i vescovi si chiamavano anche papi. In questo clima di contrasti l’imperatore Costantino indisse nel 325 il famoso Concilio di Nicea, una cittadina della attuale Turchia (Iznik), che stabilì, in base al calendario lunare, che la data della Pasqua si dovesse celebrare nella prima domenica seguente il primo plenilunio che viene dopo l’equinozio di primavera, che in pratica comporta che la Pasqua cattolica, dopo le correzioni attuate con il calendario gregoriano, è compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile inclusi. Ma vi sono tuttora chiese ortodosse che seguono il calendario giuliano, per cui la loro data è diversa da quella cattolica e protestante. Sono in corso tentativi per superare quelle divergenze e adottare una data uniforme. Per tutti è comunque un fatto che siamo in Primavera.
Ma c’è un’altra considerazione interessante e riguarda la data del Natale, che noi cristiani d’Occidente celebriamo il 25 dicembre, che coincide con la festa romana del dio Sole. Secondo alcuni studiosi, la data del 25 dicembre è anche quella effettiva del Natale di Cristo, per riferimenti storici e teologici sicuri e non per mera imitazione della festa romana . Ora, risalendo a ritroso per nove mesi dal 25 dicembre, si ha che la data del concepimento di Gesù cade il 25 marzo: quindi l’angelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria l’evento dell’incarnazione divina in Primavera.
 
D) Primavera e fiabe
 
Lasciamo il calendario e le divergenze che non meriterebbero certo di essere teologiche e accenniamo alla Primavera nel mondo delle fiabe. Ma quali fiabe?  Quelle per bambini sono un oceano, ma a me interessa una fiaba per adulti, perché anche noi adulti abbiamo il diritto di vivere ogni tanto nel fiabesco. C’è una fiaba che vi voglio raccontare e dice di una rosa gialla, che apre i suoi petali a una svolazzante e bellissima farfalla. La rosa gialla, che, aprendosi, si è offerta al bacio della farfalla, se ne innamora e i suoi petali delicati arrossiscono e così la pudica rosa diventa rossa, che da allora è simbolo di amore. Il favolista ha espresso la fiaba in due quartine che suonano:
 
 Schiuse i suoi petali la rosa gialla
al dolce vellicar con tenero candore
sul verginale e generoso fiore
al bacio di bellissima farfalla.
 
Subito s’accese un grande amore
e timida la rosa s’avvolse di rossore
e si donò cangiando il suo colore,
che tra gli amanti è simbolo d’ardore.
 
E) Primavera e poesia
 
Dalla fiaba alla poesia il passo è breve.
Negli anni Trenta tutti, compreso il grande tenore Beniamino Gigli, cantavano l’inno scritto dal poeta Salvator Gotta:
 
Giovinezza, Giovinezza, primavera di bellezza
della vita nell’asprezza, il tuo canto squilla e va.
 
Direte: è un inno fascista. Io mi riferisco alla storia e non all’ideologia e metto in rilievo l’associazione tra primavera, bellezza e giovinezza, poi ognuno pensa ciò che più gli piace. È un trinomio indissolubile, che mi rinvia al Trionfo di Bacco di Lorenzo il Magnifico:
 
Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
 
È una poesia venata da un senso di tristezza, che richiama l’Orazio del carpe diem. È poesia che si fa filosofia.
 
Ma i richiami poetici sono infiniti e in tutte le lingue. Limitiamoci a tre
La prima opera poetica di Gabriele D’Annunzio sedicenne è intitolata Primo vere (dal latino: primo apparire della primavera). Traggo da
Hellas (Fantasia) Ad Alfredo Farace
Da lunge a l′ alba che ne ′l cielo splende
nitida e  bianca tra′ fecondi zefiri
di primavera, bello d′ acque e d′ erbe
l′Imetto ride.
che fa il verso al Giosuè Carducci delle Odi barbare, Libro II intitolato Primo vere, che è di tutt’altro contenuto
Ecco: di braccio al pigro verno sciogliesi
Ed ancor trema nuda al rigid’aere
La primavera: il sol tra le sue lacrime
Limpido brilla, o Làlage.
(làlage è una specie di uccello della famiglia dei corvidi, anche di una farfalla, ma qui è nome di donna e rinvia a Orazio).
 
Ancora non si può dimenticare la poesia “L’aquilone” di Giovanni Pascoli e i versi finali:
Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co’ bei capelli a onda tua madre
… adagio, per non farti male.
Anche nel tripudio della primavera la morte fa il suo ingresso e Pascoli ne descrive l’incedere con un senso di tragica tenerezza materna.
 
F) Primavera e pittura
 
Dalla poesia alla pittura. Qui il simbolo per eccellenza è uno dei quadri della pittura la Primavera di Sandro Botticelli, che si ispirò a Dante Alighieri e contiene simboli tuttora mai decifrati. È probabile che Botticelli si sia ispirato soprattutto ai Canti XXVIII e XXXI del Purgatorio e forse alla terzina 142-144 del Canto XXVIII, quando Dante incontra Matelda e ricorda il Paradiso terrestre
 

Quelli ch’anticamente poetaro
l’età de l’oro e suo stato felice,
forse in Parnaso esto loco sognaro.

Indimenticabile, nella storia dell’arte, l’Annunciata di Antonello da Messina, che rappresenta la Vergine Maria di Nazaret nel momento dell’annuncio dell’Arcangelo Gabriele  e richiama l’incipit del Canto XXXIII del Paradiso di Dante, che in qauel “figlia del tuo figlio” sembra riassumere il fondamento di tutta la dottrina cristiana:
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

Antonello ha saputo rappresentare la consapevolezza della Vergine di essere la perenne primavera dell’umanità nel piano di salvezza del Dio creatore. Ma si tenga presente anche il momento dell’annuncio: studi e analisi storiche recenti hanno confermato che la nascita di Gesù Cristo è avvenuta verso la fine di dicembre, cioè mentre i romani celebravano le feste dei Saturnalia dedicate al dio Sole e non sembra una coincidenza casuale. Ora, calcolando nove mesi tra la nascita e il concepimento, Gesù fu concepito nel seno della Vergine alle idi di marzo e mi pare che questo evento miracoloso traspaia dal volto di Maria nel capolavoro di Antonello. Anche qui c’è una coincidenza significativa: Giulio Cesare, il fondatore dell’impero romano, muore e nella stessa ricorrenza temporale nasce un Dio Salvatore. Si osservino anche le mani del dipinto di Antonello, che sono coerenti con il volto. Tutto è ineffabile, perché il pittore è consapevole di tentare di esprimere l’inesprimibile.

 
G) Primavera e musica
 
Ma la primavera è soprattutto musica classica:
dal Vivaldi delle Quattro stagioni (Primavera)
 
allo Stravinsky del balletto Sagra della Primavera
 
Per gli amanti della musica leggera si veda e si senta la canzone “Maledetta primavera “.
Ascoltiamola nella interpretazione di Loretta Goggi. Il testo è molto bello, ascoltiamo facendo attenzione alle parole

Maledetta primavera

Voglia di stringersi e poi
vino bianco, fiori e vecchie canzoni.
E si rideva di noi –
che imbroglio era,
maledetta primavera!
 
Che resta di un sogno erotico se
al risveglio è diventato un poema?
Se a mani vuote di te
non so più fare
come se non fosse amore,
se per errore
chiudo gli occhi e penso a te…
 
Se per innamorarmi ancora
tornerai, maledetta primavera,
che imbroglio se
per innamorarmi basta un’ora?
Che fretta c’era,
maledetta primavera?
Che fretta c’era
se fa male solo a me?
 
Che resta dentro di me?
Di carezze che non toccano il cuore.
Stelle una sola ce n’è
che mi può dare
la misura di un amore
se per errore.
 
Ricordiamo anche un’altra vecchia canzone:”È primavera svegliatevi bambine” cantata da Claudio Villa
È primavera
svegliatevi bambine,
alle cascine messere Aprile fa il rubacuor.

E a tarda sera,
madonne fiorentine,
quante forcine si troveranno sui prati in fior.

Fiorin di noce,
c’è poca luce ma tanta pace,
fiorin di noce, c’è poca luce.
Fiorin di brace,
madonna Bice non nega baci,
baciar le piace, che male c’è?
È primavera
svegliatevi bambine
alle cascine, messere Aprile fa il rubacuor.
Fiorin dipinto,
s’amava tanto nel quattrocento,
fiorin dipinto, s’amava tanto.
Fiorin d’argento,
madonna Amante, le labbra tinte,
persin dal vento si fa baciar!
È primavera
che festa di colori!
Madonne e fiori trionfo eterno di gioventù.
D’amor!
Se sui prati si troveranno forcine, mi vien da pensare che le madame fiorentine fossero un po’ agitate!
Ma si comprende, perché è primavera, che viene con cesti di ormoni!
 
Conclusione
La primavera esiste non perché è la stagione dei fiori, del vento zèfiro, ma perché si rapporta al futuro, all’attesa, alla speranza. La primavera è ben più di una stagione: è la nostra vita, è il rinnovarsi del nostro essere, è una Pasqua di Resurrezione del nostro essere, è un fenomeno circolatorio del corpo umano che assorbe il profumo dei prati, o come dice un bizzarro poeta è
un arcano pulsare del sangue
odoroso di viole
 
cioè: la primavera è dentro di noi: la primavera siamo noi. Auguri.