Leggo sulla stampa di un giudice di Camerino in sciopero da tre mesi, perché non sopporta il Crocefisso in aula. Non è uno scoop, visto il comportamento di molti giudici. Però quello di Camerino sembra un caso estremo. Può darsi si tratti non di un problema religioso né giuridico, ma psicologico, nel qual caso ancor meno interessante.

Però ed è molto pericoloso sul piano sociale e giuridico, quel giudice mostra di pensare solo a se stesso e non al giudicando, che pure ha i suoi diritti. Non si è mai posto il problema, tutto giuridico, che il giudicando potrebbe pretendere, con formale domanda, di essere giudicato solo in aula in cui è esposto il Crocefisso? Che direbbe, allora, quel giudice? Che la legge non è eguale per tutti?

Il giorno in cui la giustizia potrà essere amministrata senza un riferimento superiore, potremo sostituire i giudici con il computer, che, forse e con un software adeguato, potrebbe sbagliare di meno. Non ci sarebbe niente di strano. La Cassazione non ha forse affermato la validità di un’ammenda comminata da un autovelox senza la presenza di un agente del traffico? Questo è solo l’inizio del cammino verso il “Grande fratello”, di cui il giudice di Camerino non ha alcun timore. Io, sì.

 

Pietro Bonazza