Premio anticipato
La Chiesa cattolica non ha mai fretta per la prudenza che la caratterizza nei secoli. Non proclama santi uomini in vita; ne attende la morte e poi avvia un processo, spesso lungo, tormentato e fino al 1983 contrastato dall’ “avvocato del diavolo”. Alla fine e se tutto risulta rispettoso del diritto canonico, il defunto è proclamato “santo”, che non vuol dire molto, perché il giudizio degli uomini non sempre si identifica con quello di Dio, che ha l’ultima e definitiva parola.
Non così nell’Italia cosiddetta democratica, in cui vengono nominati “senatori a vita” soggetti, premiati con il laticlavio prima ancora di aver mosso un dito; come premiare un podista prima di incominciare a camminare o, addirittura, dopo che è arrivato ultimo o, ancor peggio, camminando all’indietro. È accaduto – ed è esemplare il caso – che un certo prof., premiato come un “salvatore della patria” prima ancora di contribuire efficacemente e, essendo prof. intenzionalmente – ad affossarla e solo perché piacque a chi per la nomina ha potere o se lo attribuisce.
Decisamente l’istituzione dei senatori a vita non è democratica: è solo un relitto monarchico.
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