Gli antichi greci, che percepivano la dimensione del tempo e la sua distinzione dall’eternità, avevano diviso gli esseri in divinità, semidivinità e comuni mortali, che sono categorie direttamente collegate al trascorrere del tempo. I mortali poteva sfuggire, seppur in senso lato, alla morte fisica attraverso la gloria riservata agli eroi. Sappiamo che la storia esiste a partire da Cristo, ma i Greci ne avevano intuito il senso e, soprattutto, avevano capito che si entra nella gloria (cioè nella storia) dopo che qualcuno ha emesso un giudizio, come avrebbe fatto la Chiesa con i santi, che debbono passare attraverso un processo piuttosto complicato e severo e, ciò che più conta, dopo acclarata defunzione. Ora, noi osserviamo che mezze tacche di politici dei nostri giorni sgomitano per entrare nella storia, perché animati da insana presunzione e ambizione. Ma la storia non si lascia infinocchiare! Non posso fare a meno di dimenticare premier viventi, che, nonostante le gomitate, nella storia proprio non ci sono entrati. Non basta avere un’alta considerazione di sé. Le considerazioni debbono farle gli altri! Una vera democrazia dovrebbe sostituire il giuramento dei neogovernanti di “fedeltà alla Repubblica” con la dichiarazione solenne di “non credere nella storia”, nel tentativo di evitare che pretendano di entrarci, perché pericoloso per le repubbliche.