Françis Crick, premio Nobel per aver scoperto il DNA, ne ha annunciato l’evoluzione: l’anima non esiste; o, se esiste, è solo una fusione di neuroni.
I teologi lo hanno immediatamente contestato. Ognuna delle parti, come sempre, ha le sue buone ragioni. Il fatto è che bisognerebbe prima intendersi sul concetto di anima.
Penso a un conoscente che ancora dieci anni fa era una esplosiva intelligenza e un brillante conferenziere, mentre oggi l’Alzheimer lo ha ridotto a una qualche decina di chili di cellule su una sedia a rotelle, nelle quali sembra essersi rifugiata l’anima. Se l’anima è solo una fusione di neuroni, ha ragione Crick, ma se l’anima è quella strana luce scura, che sta dietro lo sguardo del mio conoscente, allora il DNA non c’entra¸ siamo noi che con Crick non sappiamo vederla. Forse bisogna riesumare la distinzione tra intelligenza e anima di tomistica memoria, che non solo sono diverse, ma non è detto che la prima sia sempre in grado di capire la seconda. Madre Teresa di Calcutta, per esempio, non si poneva questi problemi. Se li pone Crick, che forse vuol dimostrare ostinatamente i suoi 86 anni suonati e, avendo creduto sin qui solo ai neuroni, se li sente un po’ allo sbando.