Improvvisamente è scoppiata una pace lirica tra Pavarotti e il Ministero delle Finanze, rappresentato, per l’occasione e dato il peso dell’interlocutore, da sua eccellenza il Ministro stesso. Non si è saputo se il largo tenore abbia cantato per la circostanza il suo pezzo forte “Vincerò” dalla pucciniana Turandot, oppure se, per omaggiare l’ex sindacalista, ex presidente della Commissione Antimafia, ex socialista (i socialisti veri sono estinti), abbia arieggiato sul rossiniano “Turco in Italia”. Tutte le speranze parevano ormai incoltivabili, peggio che tra Barak e Arafat, anche perché a fare da mediatore non c’era Sesso Bill. Invece… trac! Venticinque miliardi sull’unghia e Maestro Luciano, salvatosi dalle grinfie della moglie e ora da quelle delle Finanze, può godersi la nuova compagna e avviarsi in pace sul viale del tramonto… in tutti i sensi. L’apprensione dei melomani non ha più ragione. “State bbboni… ‘l Pav’rott” ora canterà senza sudare freddo. Tutto questo quadro è molto bello, persino deamicisiano, certamente esemplare. Devono aver pensato al Ministero: invece di spendere miliardi in pubblicità per la pace fiscale, i concordati, le conciliazioni, gli armistizi armati con ritrosi o ribelli contribuenti, facciamo una bella transazione con un big davanti alle telecamere e vedrai che effetto di imitazione a cascata. Ciccia! Non si sono resi conto che, in nome dell’uguaglianza, tutti pretenderebbero di poterlo fare avanti a sua eccellenza, ma Del Turco, memore dei tempi barricadieri, avendo sedimentato molta esperienza in: 35 ore, settimane corte, ferie lunghe, ponti dal venerdì di un anno al martedì dell’anno dopo, applicherebbe l’aurea regola: “smettere di lavorare mezz’ora prima di sudare”. Così il trattato di pace del XXI secolo rischia di restare un fatto isolato. Non solo: la competenza degli Uffici Distrettuali delle Imposte è andata a farsi benedire; ma questo è il meno. La prima linea e la trincea sono per la carne da cannone; invece, la pace si stipula sempre nei saloni con specchi dorati e poltrone in velluto rosso, foto ricordo da appendere nel salotto buono, visto che la storia con la “s” maiuscola se ne frega di queste cacatine. Vinceròòòòò…! Mancia.