Tre sono gli approcci dell’uomo con la natura, ma oggi si dovrebbe dire ambiente:
– quello degli antichi, che della natura si sentivano parte senza pretese dominanti;
– quello di molti contemporanei furbi o utili idioti, che aggregano in una classe eterogenea: demagoghi di basso profilo, catastrofisti alla Club di Roma, neomalthusiani, verdi più o meni ridenti, ipocriti e tartufeschi radical chic, che spesso demonizzano le azioni e i comportamenti degli altri per avere più spazio per sé;
– quelli che lavorano in silenzio per conciliare la presenza dell’uomo con l’ambiente, considerando che quei settanta chili circa di carne e un chilo e tre etti di cervello costituiscono un essere inquinante per natura, dei cui equilibri non fa parte, perché, se no, sarebbe un animale. Squilibrare il meno possibile; intervenire con quanto è possibile fare e presto; usare tutte le attenzioni e sfruttare la stessa tecnologia che inquina, ma offre anche strumenti nuovi e selettivi; questo è il loro obiettivo, che può consentire un rapporto realistico con uno sviluppo sostenibile. Ed è proprio questo il punto focale: la correlazione tra ambiente e sviluppo, senza il quale l’uomo dovrebbe tornare a identificarsi nella improponibile categoria degli antichi. D’altra parte non è possibile negare che l’uomo è naturalmente proteso a uno sviluppo impregnato di tecnica inquinante, perché vi è costretto dalla sua strutturale debolezza fisica. Il rischio è nell’eccesso.
Se il mondo si salverà dalla catastrofe non sarà merito dei nostalgici degli antichi, perché esistono solo nella memoria storica; non degli ideologi di un ambientalismo fine a se stesso, innaturale e contraddittorio, che quando non producono più inquinamenti e brutture di quante non ne vorrebbero eliminare, sono solo dei mistificatori senza fantasia. Invece, sarà merito dei terzi, che si impegnano e operano per educare, prevenire, disinquinare, equilibrare, persino correggere la natura, che non sempre è madre, ma matrigna.
COGEME spa, una società multiutility, che opera prevalentemente in quella specie di paradiso di Bacco dove si producono le bollicine tra le più potabili del mondo e dove il Sebino, riposatosi un attimo in torbiera, ritorna Oglio e parco naturale e volge a sud oltre la vite e verso il granturco, COGEME, dicevo, fa parte di questa terza benemerita categoria, non solo perché si preoccupa di raccogliere immondizie e “smaltirle” con occhio all’ambiente, ma anche perché fa e promuove cultura di ambiente. Nello scorso novembre ha organizzato e finanziato, un convegno su “Sviluppo sostenibile ed educazione ambientale” e ora, affinché non andasse perduto il prezioso patrimonio culturale sviluppato nelle relazioni e nel dibattito, ne ha fatto un “Quaderno”, che riporta gli atti, preziosa raccolta per chi si occupa professionalmente dei problemi ambientali, ma anche per quanti scelgono di dedicare un minimo di tempo all’approfondimento di come si affrontano correttamente certi temi nella prospettiva di risolvere positivamente i relativi problemi, senza demonizzazioni inutili, quando non pericolose. Purtroppo, non riesco a prevedere come quel prezioso quaderno potrebbe essere “imposto” in lettura ai componenti della seconda categoria, per tentare di recuperarli alla ragionevolezza. Temo che rimarrebbero indifferenti. Non gli altri, che possono reperire il documento presso la stessa Cogeme.
Ma il quaderno si offre anche a una valutazione estetica, coerentemente con l’idea che la cura dell’ambiente è anche un fenomeno estetico di grande importanza, se non vogliamo lasciare della bellezza la sola memoria nei quadri e nelle fotografie delle mostre retrospettive. Quaderno bello! Veramente curato. Merito di quel team di Cogeme, cooordinato dal dott. Simone Mazzata, un cittadino prestato alla bellezza della provincia franca e corte, sempre più franca e sempre meno corte.