Gli uomini intelligenti – e non facciamo distinzioni di misura, ché non avrebbe senso – si possono classificare in due categorie: quelli che lo sono con discrezione, consapevoli che anche l’intelligenza non è il tutto dell’uomo e quelli che l’intelligenza la esibiscono, facendo dubitare della veridicità di tale dono. Tra questi i più furbi giocano sempre a contrariis, fingendo cioè una contraddizione apparente con se stessi. Indro Montanelli è giudicato all’unanimità: “il giornalista” per antonomasia, cioè il più bravo di tutti. De gustibus, perché il campo dell’opinabile è pur sempre questione di gusti. Da una vita – ma contando 92 primavere, si potrebbe dire: da più vite, trancia giudizi su tutto e su tutti, se stesso escluso; scrive folgoranti e sulfurei aforismi, articoli di fondo, elzeviri, editoriali, ritratti, corrispondenze ai lettori e tutto quanto può essere oggetto di carta e penna; riempie giornali, alcuni li ha anche diretti, ma guai a toglierglieli dalle mani. Lo ha fatto Berlusconi e il nostro, offeso nell’onore, lo ricambia di un odio che gli farebbe preferire l’Inferno al Paradiso, se potesse condurci il suo ex editore e se credesse nell’aldilà, ciò che in un agiografico processo televisivo ha escluso, persino imputando a Dio la colpa di non crederGli (n.d.r.: le maiuscole sono mie). Politicamente ha un solo partito: il suo e, senza esplicita affermazione, si ascrive un’unica indubitabile paternità: quella di Niccolò Machiavelli, di cui non ha mai letto e se lo ha fatto non ha mai capito: le lettere a Francesco Vettori e a Francesco Guicciardini, corrispondenze che lui non avrebbe mai scritto, perché troppo dense di umanità e di poesia dell’anima. Dico questo perché fa capire la sua intelligentissima, unica e personale posizione politica, riassunta in due occasioni, che sarebbero storiche, se il nostro meritasse un posto nella Storia: 1) nel 1976 esortò pubblicamente gli italiani a votare DC, ma sentì il bisogno, anzi una pruderie, di dichiarare che lo faceva per il bene della nazione e coniò la celebre frase “turandosi il naso”, significando che i democristiani erano a suo avviso deiezioni politiche e non solo politiche, status però superabile, perché è possibile, almeno sembrò di capire dalla sua teoria, praticare la coprofagia premunendosi di un raffreddore. Per giustificare tali atteggiamenti bisogna sentirsi almeno padri della patria. Una frase degna di Cicerone, non certo di Cesare o di Scipione; 2) il 10.3.2001, forse per celebrare il 25° anniversario della precedente affermazione, ha dichiarato in Tv: « Darò il voto, senza dubbio, al centro sinistra. Io sono un uomo di destra, ma mica di questa destra qua…». Premesso che la destra di Montanelli deve ancora essere inventata, o meglio: è esclusivamente la sua, che il nostro si riserva di collocare dove e come gli piace sulla scacchiera della politica, il problema è un altro e ha due componenti: a) una persona “ordinaria”, a meno che non sia un politico che sta facendo campagna elettorale, non dice a nessuno per chi voterà, perché il voto non è solo un diritto al segreto, ma anche un dovere; non scritto, non sancito, ma comunque un dovere, se non altro di discrezione e buon gusto. L’esempio viene da Simona Ventura, una rumorosa e petulante signora della TV, che, in un’intervista pubblicata il 13 marzo, rispondendo a una domanda, ha affermato: « So già che cosa vuoi: non ti dico per chi voto. » Invece, il nostro, pizzicato da un suo sodale, lo stesso giorno e sullo stesso quotidiano, a commento della sua precedente pubblica dichiarazione di voto, ha voluto ricordare il suo « anticomunismo viscerale ». Non avevo mai avuto notizia che il nostro avesse subito una recente ablazione intestinale; b) lo stesso discorso varrebbe se avesse detto di votare per la destra, perché il vero busillis è il conciliare di votare turandosi il naso o, mutatis mutandis, di votare a sinistra essendo di destra. Questo vegliardo non ha ancora capito che: a chi e perché lui dia voti non glie ne frega più niente a nessuno. Quanto a seguirne l’esempio, se gli italiani, che sono in maggioranza di sinistra, sentissero lo stesso bisogno di votare per il proprio contrario, la ditta Berlusconi & C. potrebbe essere certa di essere “premiata” a primavera. La politica vera, quella che non regge su provocazioni o sfizi intellettuali, quella per la quale si può provare “passione”, è altra cosa.