Sul quotidiano “Italia Oggi” del 13 luglio 2019 è stata pubblicata la seguente recensione:

I fallimenti delle politiche per il Sud analizzate da due economisti sulla base dei dati

Possibile morire anche di aiuti concessi male

Ha prevalso lo sperpero delle risorse per guadagnare consenso elettorale

***

di Pietro Bonazza

***

 

È in diffusione dalla casa editrice IBL Libri di Torino il testo “Morire di aiuti. I fallimenti delle politiche per il Sud (e come evitarli)” scritto da Antonio Accetturo e Guido De Blasio, economisti specializzati in analisi quantitative di economia regionale. Il titolo è già chiaramente rivelatore dei contenuti, ma, diversamente dalla presentazione nella Prefazione, non è un pamphlet, che sarebbe etichetta riduttiva e non riconducibile a ricorrenti superficiali giudizi giornalistici spesso privi di prove concrete e limitati a valutazioni meramente politiche.

Il libro richiede inevitabilmente due premesse: una di carattere storico e cioè la questione meridionale, che data dall’unità d’Italia; l’altra di natura apparentemente solo letteraria: il famoso romanzo Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa.

I due autori hanno un fine ben preciso: dimostrare, con il disincanto dei dati consuntivi, che le politiche assistenzialistiche si sono risolte in un fallimento senza attenuanti, perché all’origine c’è stata e c’è la politica anziché l’economia o, meglio, la razionalità economica.

In un momento,  quale l’attuale, in cui l’intenzione dei benefattori statali e locali è un palese “voto di scambio istituzionale”, vorrei tradurre questa constatazione in un concetto duale: mentre in Lombardia si amano i danè come obiettivo privatistico, nel Sud si amano i danè di provenienza pubblica, perché non sembrano costare nulla, almeno in apparenza, come se l’Aerarium fosse una vacca da mungere o una manna che piove dal cielo, salvo poi constatare che lo stato siamo tutti noi e insieme ne paghiamo le conseguenze. Il coinvolgimento di responsabilità della classe politica, specie meridionale, ci ricorda il detto “chi è causa del suo mal pianga se stesso” riassunto nella famosa antologia di Fruttero & Lucentini  “La prevalenza del cretino”, ben applicabile alla nostra politica che, come dimostrano i due autori, si è risolta in uno sperpero di risorse pubbliche nella prospettiva di ricavarne consensi elettorali. L’esito è sotto gli occhi di tutti: i singoli meridionali intraprendenti e intelligenti – e sono tanti – hanno abbandonato il Sud e la criminalità organizzata li ha seguiti in cerca di malavitose occasioni di profitto dilagando al Nord secondo una strategia tentacolare anche succhiando, nel contempo, le elargizioni statali. Peggio non poteva  risolversi una politica che confonde l’incentivo con l’assistenzialismo ed è l’oggetto della ricerca econometrica dei due autori, che dimostrano, con l’obiettività dei dati, “I fallimenti delle politiche per il Sud”, come ben riassume il sottotitolo del libro. I riscontri quantitativi sono eloquenti e non è il caso di analizzarli in questa recensione. Mi pare invece più importante rilevare che il libro si può riassumere nei titoli dei singoli capitoli: a) misura dell’efficacia degli aiuti irrazionalmente e maliziosamente distribuiti come “moneta dall’elicottero”; b) effetti indesiderati degli aiuti (ma che dovevano o potevano essere previsti); c) paragone con quanto accade in altri Paesi; d) efficacia degli aiuti e rapporti con le istituzioni; e) rapporti con le politiche pubbliche e il funzionamento dei mercati; f) come migliorare gli effetti in futuro, posto che di aiuti si continuerà a parlare.

Un’analisi così oggettiva fornisce materiali di riflessione allo sviluppo attuale della politica italiana, in cui si confrontano tendenze di innovazione con mantenimento di soccorsi assistenzialistici improduttivi vecchia maniera. Non è nelle intenzioni dei due autori inserirsi nel dibattito politico in atto: da professionisti dell’economia essi intendono solo fare economia. Però, come in tutte le analisi serie e disincantate, lontane da speculazioni pseudo-giornalistiche, i politici possono trovare materiali di riflessione per non ripetere vecchi errori, che spiegano gli sfondamenti del debito pubblico domestico e le critiche, ancorché maliziose ma non infondate, periodicamente rivolteci dagli altri Paesi della Comunità Economica Europea, di cui, nel bene e nel male, abbiamo deciso di far parte.