Secondo Tito Livio, così avrebbe gridato un centurione romano ai pavidi senatori che intendevano fuggire a Veio per paura dei Galli, che nel 390 a.C. erano alle porte di Roma. Da allora la frase aleggia sulla bocca di politici, che avvertono avversari ansiosi di ricambio di trovarsi bene dove già stanno. Ma il Governatore della Banca d’Italia non ne ha bisogno, perché la sua è una nomina “a vita” e resta anche se bruciasse tutta via Nazionale. I piromani sono avvertiti: sarebbe fatica sprecata. Meglio riservarla alle foreste, anche se fossero di pietra! Il Governatore fa quello che vuole, resta o va, se lui solo lo vuole. Se non ci piace più, c’è una sola soluzione: non ascoltarlo, soprattutto ora che la Banca d’Italia, dopo l’avvento della Bce, è solo un pulpito per fare le prediche, pur conservando la “Vigilanza” come centro di pressione e di potere sul sistema bancario, perché assume in sé anche le funzioni di antitrust. Ora, l’attuale governatore è un ciociaro tosto, che dice quel che vuole a denti larghi. Nessuno lo ascolta, ma le banche sono ancora costrette a seguirne le direttive e le autorizzazioni, senza appello. Non mi interessano le sue idee politiche (quelle religiose sono note e certamente apprezzabili), che lo portano a polemizzare ormai ogni giorno con il potere politico, che dimostra di disprezzare sane regole di macroeconomia ben radicate nella sua testa. Invece, interessa la sua coerenza di vigilante sulle banche. Non risaliamo al suo certificato di nascita e limitiamoci agli ultimi cinque anni. Era un lustro che andava dicendo in ogni occasione (Relazione annuale, Forex, Giornate del risparmio, Audizioni parlamentari, ecc.) che le banche italiane sono troppo piccole, che c’è bisogno di concentrazione per ridurre i costi, per resistere alla concorrenza straniera, per affrontare il mondo della new economy, ecc. Quindi non un “andate e moltiplicatevi”, ma una specie di “riducetevi per autolimitazione e autoeliminazione”. Questo fino a primavera di quest’anno. Poi è scoppiata l’operazione Banca Intesa-Comit, digerita a fatica in Via Nazionale, e sono state esternate le prime perplessità culminate il 9 ottobre alla festa per il decennale dell’Antitrust, dove ha affermato che di ulteriori concentrazioni bancarie tra grossi istituti non ne vuol più sapere. Che cosa è successo di tanto grave per fargli cambiare parere? Non si capisce! Per la verità Fazio dà motivazioni, del tipo: “queste concentrazioni non sono quelle che io avevo auspicato, perché riducono la concorrenza e non agevolano i consumatori”. Sarà! Ma sono argomenti deboli, a cui l’uomo della strada non può non rispondere: ” come?… possibile che non avesse considerato tale eventualità? L’uomo è troppo intelligente per aver trascurato il rischio “. E allora? Allora viene il sospetto che i motivi siano altri. Come sempre accade nel nostro paese, che si ritiene abitato dagli essere più intelligenti della Terra, non bisogna mai dire la verità vera, perché si passerebbe per stupidi. Meglio usare le metafore, i simboli, i messaggi indiretti, le frasi smozzicate e tutto l’armamentario che può lasciare all’ascoltatore la massima libertà di interpretazione e al fine dicitore la possibilità di una smentita o di un “avete compreso male, i giornalisti hanno deformato le intenzioni”, ecc. Ma così si alimenta la dietrologia, pensa il popolo! Appunto: non sei tu il popolo più intelligente della Terra, quindi il più fesso? Tutto questo spiega il fenomeno Bossi: per gli avversari è un bisonte incapace di dire qualcosa più di augh; per i simpatizzanti: uno che non parla per enigmi e quindi si fa capire senza sforzi ermeneutici. Bossi che è un ciociaro (nel senso che porta le “cioce”, dal latino soccolus) del Nord, anzi che porta i tròcoi (zoccoli, ancora dal latino soccolus! vedi che abbiamo almeno il padre in comune e non è poco?!) avrebbe detto: basta fusioni tra banche che non siano padane, perché in Padania deve esserci una sola banca: la CRP (Cassa Rurale Padana). Siamo all’ “Albero degli zoccoli”, che nell’Eden mai avrebbe potuto aspirare a essere l’ “Albero della conoscenza”. C’è poco da ridere, perché gli estremi si toccano sempre e Fazio, sentendosi un po’ centurione, ci dice che lui in Banca-Senato ci sta ottimamente, anche se i Galli sono alle porte.