16 ottobre: Duisemberg, presidente della Bce dichiara che la banca centrale non interverrà con azioni a favore dell’euro. Che cosa ha detto di strano? Quante volte Fazio ha detto le stesse cose in circostanze analoghe? Quante volte Greenspan ha fatto affermazioni simili e magari direttamente rivolto a Wall Street? Ma Duisemberg sta diventando il capro espiatorio delle follie dei politici europei e, allora, va tacciato, come minimo, da incompetente. Sappiamo che la verità è un’altra: la politica monetaria della Bce ha l’obiettivo del mantenimento del livello dei prezzi, non quello, impossibile, di creare posti di lavoro o di perseguire altre finalità che spettano ad altri organismi e ad altre volontà politiche. 17 ottobre: a Lussemburgo sono riuniti i ministri economici e degli Affari sociali Ue. Per l’Italia Visco e Salvi, due Ds doc e duri, cazzuti e perennemente arrabbiati con il mondo, entrambi avvocati, entrambi addetti ai lavori (almeno si spera). Alla fine degli incontri e prendendo a pretesto il povero Euro, litigano tra di loro e si insultano pubblicamente. Il Visco, da sempre convinto di essere una specie di reincarnazione dell’economics, taccia il Salvi, a sua volta convinto di riassumere la quintessenza dell’economia del lavoro, di incompetenza e così via, di rimando in rimando. Una specie di offerta al pubblico della propria incontinenza e del clima di coesione, che aleggia nel governo Amato. Nelle famiglie e nelle imprese “normali”, quelle cioè dove c’è del buono e del cattivo equamente mescolati, si va d’accordo quando c’è povertà e i debiti opprimono. Sarà perché l’obiettivo di pagarli sovrasta ogni altra preoccupazione e non lascia tempo per futili questioni, sta di fatto che la cattiva sorte accomuna. Quando le cose vanno bene e c’è tempo per litigare, spesso si finisce per dividersi. Ai DS accade il contrario: visto che le cose vanno proprio male, non solo insultano gli altri, ma ormai si prendono per i capelli e in pubblico. Se litigano così tra di loro possiamo immaginarci con gli alleati dei cespugli di oggi e come si sfoglieranno le margherite di domani. Il problema non è risolvere il dubbio se abbia ragione il Ministro del Tesoro o quello del Lavoro, ma è stabilire perché i due, che sono figli di Marx (per la verità l’autore del “Capitale” potrebbe non essere entusiasta della progenie), si accapiglino per questioni monetarie. Un tempo le avrebbero lasciate con disprezzo a un governatore di banca centrale. Ora si preoccupano degli effetti (la moneta), forse perché non sono in grado o non vogliono analizzare le cause. Che si sentano in colpa di qualche cosa? Ma, perché sentirsi in colpa, quando c’è un nuovo leader con un sorriso degno di una pubblicità di dentifricio? Quei due litigano forse perché sono invidiosi di Rutelli, che, al solo guardarlo, ti riempie di ottimismo? Forse bisognerebbe consigliare l’attenta lettura dell’ Uomo che ride di Victor Hugo; non ti farà vincere le elezioni, ma almeno ti aiuta a capire. Alla sinistra italiana, che ormai vive di botanica, bisognerebbe consigliare di scegliere il fungo, invece di cespugli, margherite, querce, garofani ecc. Quanto ai suoi rappresentanti al governo, non si debbono trascurare, in alternativa, un bravo impiegato di banca al Tesoro e un metalmeccanico al Lavoro. Se non altro è gente che ha provato a lavorare duro e sa che l’onore di una moneta si difende col sudore e non con i tassi di interesse. Quelli vanno bene sul capitale, che nemmeno Marx pensava gratuito.