Scrive Voltaire nella Prefazione all’edizione del 1765 del “Dizionario filosofico”: «Chi sostiene che ci sono verità che devono essere nascoste al popolo non ha motivo di allarmarsi: il popolo non legge; lavora sei giorni alla settimana e il settimo lo passa all’osteria ». Che cosa è cambiato dopo duecentoquarant’anni? Niente. Oggi il popolo, se non va all’osteria, va alla partita di calcio e si ubriaca peggio che col vino. Però una differenza c’è: nessun oste, anche mescendo vino cattivo e adulterato, ha mai accumulato ricchezze, ma i ventidue finti scalmanati che si agitano nel rettangolo, quelli sì di soldi ne fanno a palate. I figli del popolo no; i soldi li sperperano, senza curarsi di ciò che fanno le mogli, intanto che sugli spalti gridano viva Tizio e cornuto Caio. Non sanno che Caio sono loro.

Pietro Bonazza