Ho letto recenti notizie di stampa sulle ultime sentenze della Cassazione in materia di comportamenti maschili:

  •  non è reato il palpeggiamento di sedere, se manca la prova della concupiscenza;
  •  è reato, invece, il palpeggiamento del “davanzale”. Probabilmente per gli alti giudici, le parti alte sono più meritevoli di rispetto di quelle basse e questo è poco popolare, perché ne escono avvantaggiati l’attico e l’aristocrazia, anche se il popolo, tutto sommato, preferisce godimenti più intensi e di certe fini differenze non si cura;
  •  è stupro se il marito pretende e la moglie rifiuta. Non si sa se le cause possano aver peso. Per esempio: la moglie rifiuta, perché già sfatta facendosi il garzone del macellaio. Non indaghiamo. Non approfondiamo. Non sprofondiamo. Non mettiamo il dito tra moglie e marito. Ma questo non è diritto, è solo un detto popolare… direbbe la Cassaz.! Pensiamo un po’ quale sentenza, se il marito avesse applicato il proverbio russo: “quando vai a casa, bastona la moglie. Tu non sai perché…lei sì!” Roba da medioevo siberiano, da mugiki rozzi usciti dalle pagine di Turgenev. Ma, oggi che anche le donne lavorano sodo e sgobbano due volte: in ufficio e in cucina, forse, la fattispecie era diversa. Lei era stanca veramente; lui, arzillo, pimpante, infoiato. Ma che c’entrano tutte queste situazioni di mero fatto con un giudizio di legittimità? Appunto.
  • L’insistenza degli ermellini sulla materia mi costringe ad alcune riflessioni:
  •  la Corte di Cassazione non va a cercarsele le cause, che le sono sottoposte e, quindi, se tutti quelli che, ricorrendo alla giustizia, intendono arrivare fino alla cima della giurisdizione, la Cassazione non può cestinare i fascicoli. Però una risposta più convincente l’ha diede il Primo Presidente Ferdinando Zucconi Galli Fonseca già nella sua “Introduzione” all’assemblea generale della Corte di cassazione del 23 aprile 1999. Quel giudice supremo, senza nulla nascondere e con espressioni chiare e immediate, fece una diagnosi dello stato della Corte e indicò concrete terapie, dando anche una lezione di stile, che potrebbe essere un modello per un’apprezzabile sentenza. In effetti, quell’ “Introduzione” è una sentenza “sulla” Suprema Corte e a essa si ispirano queste amare riflessioni. Quindi la Cassazione le cause non le cerca, ma fa poco per ridurle;
  •  probabilmente il costo della giustizia in Italia, avvocati compresi, non è molto alto, se per una “toccata e fuga” si arriva a scomodare il massimo giudice di legittimità;
  •  una questione di palpazione è di diritto o di merito?

Ma si tratta di osservazioni superficiali. Andiamo a vedere cosa c’è dietro il sipario.
Mi sembra di notare un certo compiacimento della Cassazione nel vedersi interpellata sulla materia e questo potrebbe avere connessioni con il Sessantotto. Se si constata che persino certi pretini di allora sono diventati vescovi, figuriamoci i pretori di assalto. C’è una connessione tra le due categorie? Non saprei. Certo qualcosa deve esserci, come una specie di successione storica con passaggio del testimone. Una volta era la Chiesa che faceva morale sessuale, oggi è la Cassazione. Mi sembra giusto. Ci deve pur essere una differenza tra l’Occidente e l’Oriente. Qui, per esempio in Iran, quando la morale la faceva lo stato dello Scià, da noi la faceva la gerarchia ecclesiastica, mentre oggi il chador lo prescrive l’ayatollah e le “mani in tasca” da noi la Cassazione.