Giuseppe Giusti, un poeta purtroppo trascurato negli attuali nostri insulsi giorni italici, nonostante l’acume e la vena ironica, che rendono piacevoli i suoi componimenti, ha saputo condensare in tre versi la sequenza di condizioni per sentirsi libero in un contesto nazionale e oltre. Scrive il poeta
Prima, padron di casa in casa mia,
poi, cittadino nella mia città;
italiano in Italia, e così via…, inclusi
(G. Giusti, Poesie)
Si possono fare riflessioni, che rinviano, per contrasto, all’attualità. L’avverbio temporale “prima” pone la condizione iniziale che ci si possa sentire padroni nella e della propria casa. Da qui la domanda: e se uno stato rapinatore te lo impedisce? Crolla l’intero sistema e non ci si può più sentire cittadino della propria città  né italiano né europeo. A che servono tante reprimenda sul disinteresse del cittadino verso la cosa pubblica? Innanzi tutto non bisogna prenderlo in giro. A ben intendere Giuseppe Giusti ha posto le condizioni per sentirsi europei.