Nozick, Rosmini, Hegel

 

Tutte le discussioni di Nozick sullo stato minimo, in particolare in Anarchia, stato e utopia, Milano, 2000, sono mere astrazioni. A parte l’indiscusso valore scientifico e la brillantezza delle argomentazioni sempre apprezzabili e stimolanti, la teoria del filosofo americano mi pare priva di concretezza, perché nessun regime democratico (ma forse nemmeno tirannico), che va alla ricerca e si regge sul consenso popolare, potrebbe accettare di appoggiare un propositore di stato minimo. Uno stato esige potere, il potere esige consenso, il consenso esige una retribuzione, e questa si esprime in termini di servizi (all’interno di questo sistema si sviluppano anche la corruzione, il clientelismo, il nepotismo, ecc.). Ma queste possono essere intese come deformazioni del sistema non come componenti necessarie o istituzionali.
Inoltre lo stato anche anarchico, in cui si prevede solo un’agenzia che difende i diritti, implica l’esistenza del concetto di diritto, che a sua volta implica lo Stato e, quindi, l’anarchismo si risolverebbe in una contraddizione.
Il concetto di “stato minimo” di Nozick, mi richiama (mentre il filosofo americano probabilmente lo ignorava) uno dei temi cari ad Antonio Rosmini, che auspicava una “società civile” pura, in cui la presenza dello Stato sia minima, per lasciare spazio al suo originale “programma personalista” contro l’imperante “utilitarista”.
È anche doveroso sottolineare che il concetto di “società civile” del Rosmini non rimanda a quello analogo solo nel titolo di Hegel, che nella “società civile” vedeva sviluppi diversi e persino opposti.

Nozick, Rosmini, Hegel

According to me the Nozick arguments about the “minimal state”, particularly in Anarchy, State, and Utopia, are a pure abstractions. Apart from the undisputed scientific value and the brilliance of the arguments, always appreciable and stimulating, the theory of the system of the American philosopher seems without concreteness, because  democratic regimes (but maybe neither despotic ones), that look for and are based on the popular consensus, would accept to support a promoter of a minimal state. A state claims power, the power claims consensus, the consensus claims a reward, and this expresses itself in terms of services (into this system also corruption, patronage, cronyism et cetera). But these can be meant like deformations not like necessary or institutional components.
Besides, also the anarchic state, in which an agency only should be provided in order to defend the rights, implies the existence of the concept of law, that in turn presumes the state and so the anarchism would  turn out in a contradiction.
The concept of “minimal state” of Nozick remembers to me (but the American philosopher presumably ignored it) one of the dearest subjects by Antonio Rosmini, who wished a pure “civil society”, in that the presence  of the state is minimal, to leave a space to his original “personalist program” against the  rampant “utilitarian”.
It is also right to emphasize  that the concept of “civil society” by Rosmini does not refer to the one in the similar title by Hegel, who in the “civil society” saw different and even  opposed developments.
(Translation by Giulia Bonazza)