Mi è capitato, nonostante il mio contatto marginale e scostante con l’apparecchio televisivo, di vedere Maurizio Costanzo in De Filippi, la procaccina di Mediaset, suonare il sassofono. Ho provato due stupori. Il primo di aver colto il personaggio, ma mi è stato spiegato dai presenzialisti dello zapping che le probabilità di “beccarlo” anche alla sola occasionale accensione della videoscatola sono molto alte e a qualsiasi ora, poiché lui nel tubo catodico ci vive, un po’ come il rodilegno dentro il fusto. Il secondo di non essere riuscito a capire come mai al solo vederlo ho un istintivo rimbalzo a una figura retorica, peraltro incerta, forse palindroma: è una ciaramella che suona un sassofono o è un sassofono che suona una ciaramella? Nonostante sempre di aria si tratti, il dubbio è amletico, perché non sai mai se è Natale, con felicità dei cristiani, o carnevale, con soddisfazione dei gaudenti. Il guaio è che sono tutti contenti, compreso qualche prelato, che talvolta si asside sulle poltroncine del Teatro delle Vittorie scambiandole per scranne di coro di chiesa.