A fine luglio a Roma faceva caldo e questo clima, si sa, può avere influenze sugli animali. Negli zoo gli orsi bianchi menano la testa, i felini sonnecchiano stravaccati e nell’agro le vacche ammiccano impossibili sguardi felini. E gli uomini? Nulla è impossibile, perché l’uomo è un animale versatile e rende plausibile tutto e il suo contrario. In questo clima di incertezza sulla verità, che poi non interessa più di tanto, si è appreso che la “Lega Nord” ha ottenuto dalla Banca di Roma e con fideiussione di Forza Italia un’apertura di credito “ponte” (nel senso di “temporanea”) in attesa di riscuotere i contributi statali dovuti al partito. Fin qui, niente di anomalo. I partiti hanno i loro debiti, basta pensare a quelli dei DS! E poi non c’è nulla di strano che l’azienda finanziatrice sia la Banca di Roma, specializzata in aperture di quel tipo e di quelle a onorevoli imprenditori contigui ai governanti, come il cinematografaro di Firenze. Nemmeno strana, ma non per i leghisti, sarebbe la “fuga di notizie” sul fido, avvenuta (ma sarà poi un caso?) con la cassa di risonanza del giornale “la Repubblica”… ovviamente. Ovvio, allora, che il Capolega Bossi abbia “preso cappello” (non ero a sentirlo mentre gli davano la notizia, ma sono certo che abbia preso qualcos’altro!). Sono partite minacce di denunzia di violazione del segreto professionale. Boh! Ognuno faccia ciò che vuole. Mi stupisco solo che Bossi non sappia che in Italia il segreto bancario non esiste più (è mai esistito?) sui depositi, puoi immaginarti sui fidi, che debbono essere dichiarati a una centrale nazionale dei rischi, impenetrabile come le coste pugliesi. Bossi, avrebbe dovuto sapere che l’unica piazza che rispetta il segreto è la Sicilia, dove le banche sono abituate a stare abbottonate, perché aduse con una clientela che se gli fai un torto una volta hai finito di fare il banchiere. Che voleva fare la Lega a Roma? Il giubileo del credito? Eppure Bossi dovrebbe saperlo meglio di altri che le banche ex pubbliche restano tali per semper o, almeno, finché la generazione politica che le ha dominate, insediando presidenti, amministratori delegati e dirigenti fedeli ai partiti di governo non sia estinta e sempre che non sia riuscita a trasmettere le cariche ai propri delfini, come i re di un tempo. D’altra parte, sono capaci tutti a privatizzare, la vera bravura è nel fingere di farlo.