Cristo è enigma? La domanda è enigmatica come la parola stessa, perché Cristo è la solarità e la sua predicazione per parabole è proprio diretta a rendere più semplici verità diversamente enigmatiche per un popolo di pastori. Vero è che della parola enigma non c’è traccia nel Nuovo Testamento. Ma non bisogna confondere la predicazione, che è pur sempre un fenomeno linguistico, con la persona e la presenza del Cristo, che è, invece, realtà umana e fisica, ma, a un tempo trascendente e metafisica. L’incipit del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” è affermazione enigmatica, perché l’evangelista non sta riportando un passo della predicazione di Cristo, ma una sua personale, per quanto ispirata, interpretazione di un fenomeno metacosmologico, che, per usare il linguaggio di un fisico credente dei nostri tempi, sta al di sopra e prima del Big Bang.

Studiosi e teologi concordano che il Vangelo di Giovanni fu scritto sicuramente in greco, mentre gli altri tre potrebbero essere traduzioni, anzi Jean Carmignac ne è certo. Ora, anche Giovanni non può sfuggire alle limitazioni del linguaggio e per Verbo scrive Logos, parola enigmatica, che non significa semplicemente “parola” nel senso che noi comunemente intendiamo. Logos è rivelazione, ma è prima ancora creazione, è l’alito creatore della Genesi. Poiché Dio è da sempre, prima e dopo la Genesi e “principio” non può che essere riferito alla Creazione, Dio non avendo principio, non può che essere Spirito. È questo il senso più plausibile da attribuire alla parola Logos e al suo corrispondente latino Verbum.

Perché Giovanni non fa mai uso della parola ainigma? Scrive nel capitolo 15,5, riportando un discorso di Cristo: “ Io sono la vite, voi i tralci”. Ricordiamo Ezechiele, 17, “Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore:”Figlio dell’uomo, proponi un enigma e racconta una parabola agli Israeliti: Tu dirai: Dice il Signore Dio: …Divenne una vite che fece crescere i tralci e distese i rami”. Il collegamento fra il Vecchio e il Nuovo Testamento è solo un fatto linguistico oppure va oltre ed entra nella sfera della profezia? Tentare di spiegare l’ineffabile è rischioso. Chi ha il dono della Fede non ne sente il bisogno e se gli è posta la domanda iniziale se Cristo è enigma può accettare qualsiasi risposta, perché se Cristo è mistero è al tempo stesso Rivelazione, cioè, usando un ossimoro, è mistero rivelato. Quindi, può essere anche enigma. D’altra parte il miracolo, che è mistero, è anche enigma.

Sciogliere enigmi è compito dei teologi, che, spesso, si devono arrendere. Invece l’artista non si arrende mai, perché resta nell’enigma. L’arte è enigma irrisolto, perché ogni tentativo di risolverlo si volge in un altro e talvolta più intricato enigma. La bellezza dell’arte è nell’inespresso, che è superamento dell’arte stessa.

Queste riflessioni sono state stimolate dal quadro del pittore bresciano Renato Laffranchi, che in “O Oriens” delle  Sette Antifone Maggiori del Tempo di Avvento rappresenta il volto di Cristo in un tentativo di varcare i limiti dell’umano: Dio-Uomo e Uomo-Dio, ma uomo senza riferimenti etnici: Cristo nell’enigma dell’universale.