Con l’autocompiacimento tipico dei divulgatori scientifici (lo scienziato vero è altro) è stato fragorosamente annunciato il disvelamento del DNA. Subito si è festeggiato il “Genoma day” e quel povero tronfio di Bill Clinton, che in un momento di oblio popolare (capita anche nelle migliori famiglie democratiche) gli americani hanno scelto come loro presidente, ha subito proclamato l’uomo “come Dio”. Il pollo americano, nonostante la predilezione protestante alla Bibbia, ignora che nella Genesi sta scritto che Dio creò l’uomo a sua “immagine e somiglianza” (1,26). Per esserGli simile non c’era bisogno di aspettare il 2000. Ma ora che si crede di sapere tutto sull’elica della vita e i suoi componenti, non ho capito in quale gene risieda l’anima. Penso che questa domanda bisogna rivolgerla ancora a Dio, perché “simile” è meno di “come”; ma questa è una sottigliezza che l’arrapato di Washington non riuscirebbe a capire: questione di DNA. Chi ce l’ha… ce l’ha; chi non ce l’ha… fa bla bla.