Eatur! Gli dei chiamano.

 

Gaio Svetonio Tranquillo, scrittore romano della fine del I secolo, nella biografia “Vite dei Cesari”, dedica un importante paragrafo a Caio Giulio Cesare, diffondendosi sui momenti che precedono il varco del Rubicone. La preparazione della decisione di Cesare è un capolavoro di arte politica e di coraggio, che segnerà i destini di Roma e di tutto il mondo antico. Quando enuncia la sua volontà, il futuro dittatore dispone della sola XIII Legione (5 coorti, 3.000 uomini di fede e capacità belliche sperimentate, ma pur sempre pochi) schierata sulla sponda nord del fiume e pronuncia la fatidica esortazione:

«Tunc Caesar: ”Eatur”, inquit,”quo deorum ostenta et inimicorum iniquitas vocat. Iacta alea est”, inquit» (Avanti, per quella strada sulla quale ci chiamano i prodigi degli dei e l’ingiustizia dei nostri nemici. Il dado è gettato). Cesare conosce bene i suoi soldati, sa che lo seguirebbero ovunque e la consapevolezza di questo suo dominio spiega quell’eatur (“andiamo”): più che esortazione, ordine indiscutibile velato dietro un senso di incitamento, che significa “io vado, seguitemi e so che mi seguirete, perché così vogliono gli dei”. Diciannove secoli dopo, Benito Mussolini cercherà di imitarlo con lo slogan: “Se avanzo seguitemi, se mi arresto uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi”. Ma, nella storia umana, Cesare è un unicum! Il resto è solo retorica. Confrontiamo il “se avanzo” mussoliniamo con l’eatur di Cesare: il primo è una ipotesi, il secondo è una certezza, perché significa “io vado” e in bocca a Cesare ha il senso di “seguitemi, perché io ho già tratto il dado”.

Se la storia è maestra, che insegnamenti possiamo trarre da questo fatidico evento? Evidentemente molti, ma ne scegliamo uno: la determinazione, che è fiducia in se stessi, accada quel che accada, ma non per sventatezza o mancanza di valutazione delle componenti della decisione, ma perché è stato fatto un piano strategico, che spiega la determinazione. Questa è la virtù del “capo”, del facitore di storia, che trascina gli uomini al compimento di grandi azioni. Gli eventi dipenderanno dalla sua volontà e il destino sarà quello voluto, non scalfito dalla conclusione ultima, fosse anche ventitré pugnalate mortali. Gli occhi di Cesare non videro mai l’ignavia.