Una riflessione sull’alluvione di liquidità (A reflection about the flood of liquidity)

 

Nel mondo occidentale, su entrambe le rive dell’Atlantico, l’economia è in recessione, nonostante le banche centrali (FED e BCE) da tempo rovescino bombe di liquidità nel tentativo di rilanciare l’occupazione e la ripresa, mediante stimoli articolati e sofisticati suggeriti dalla evoluzione delle conoscenze teoriche e statistiche rispetto alla Crisi del 1929, che un economista serio e conservatore quale Paul Samuelson dell’Università di Chicago dimostrò che quell’infausto periodo fu caratterizzato almeno in parte da carenza di liquidità e inadeguatezza del circolante. Detto da Samuelson, vivace avversario di Keynes, la diagnosi fu inaspettatamente significativa e si potrebbe ritenere influente sulle scelte delle banche centrali attuali. Nella storia del pensiero economico si leggono opere fondamentali di economisti stagnazionisti con suggerimenti adatti a uscire da momenti di crisi e di ristagno dell’economia. Comunque, a prescindere dalla accettabilità di tanti consigli, resta sempre nell’ombra il timore dell’effetto dell’eccesso di liquidità del tasso di inflazione a due cifre, che può diventare incontrollabile. L’esperienza storica ha suggerito che alla BCE fosse affidato il compito di governare la liquidità in modo che non fosse mai superato il livello del 2% del tasso di inflazione. La pandemia del Covid-19 ha certamente aggravato il ristagno economico attuale, ma si deve riconoscere che era già evidente uno stato antecedente. È presto per analisi interpretative sicure, ma in fatto è di immediata constatazione che, pur essendo incerte le cause, l’effetto inflazione non si è sin qui manifestato, nonostante la pioggia di liquidità riversata nell’economia. In termini metaforici: il cavallo non ha sete e non beve! Vien da pensare che sia un caso da “cigno nero”, cioè di evento imprevedibile.

Alla luce delle teorie keynsiane e delle rilevazioni monetariste di Samuelson, consideriamo che esiste un collegamento tra quantità di moneta e sua proporzionalità con le necessità dell’economia reale e con il Pil, per cui, se è vero che l’alluvione di massa monetaria non è valsa a stimolare l’uscita da una fase di recessione, ci si deve chiedere come potrà essere assorbita la parte eccedente. Intanto constatiamo che permane nella disponibilità del sistema bancario e, indirettamente, della banca centrale sotto forme diverse e nuove rispetto al passato, ma questo fenomeno non può durare all’infinito. Allora, logica vuole che il riassorbimento della eccedenza può avvenire solo con l’aumento dei valori dell’economia reale e cioè con la sua crescita che non è demandabile a ulteriori stratagemmi monetari. Questa mi sembra sia la scommessa del futuro auspicabilmente prossimo: uscire dalla crisi, cioè una crescita, con strumenti diversi nuovi, che non possono essere nello sviluppo dell’intelligenza artificiale causa di disoccupazione negli strati inferiori e medi della popolazione. Nessuno, con un minimo di senso morale, può auspicare la decrescita dei valori della demografia, ma potrebbe accadere che sia l’unico rimedio possibile, per brutale esso sia, con l’ulteriore difetto di avere effetti a lungo termine e non è solo questione di leggi malthusiane fino ad oggi fortunatamente smentite, ma di legge naturale.

Se in futuro l’eccesso di popolazione potrà costituire una causa di aumento di disoccupazione non frizionale ma strutturale, allora sarà confermato che la crescita della popolazione oltre un certo limite non sia causa di crescita dell’economia, comunque non certo di sviluppo.