1 – Premessa: La società come fattore di rischio
L’estensione dei tipi di contratti assicurativi ai rischi più disparati, ha trasformato la nostra società nella “società del rischio”. Ma, pur non negando tale evidenza, si può rovesciare il concetto e affermare l’esistenza anche di un “rischio della società”, cioè ritenere che oggi la società stessa è un fattore di rischio, perché i mass media amplificano e deformano la realtà e la gente non è apota, per cui essa stessa è continuamente eccitata e si moltiplica l’entropia, cioè il rischio.
Il rischio è la ragion d’essere dell’assicurazione.
Vi sono soggetti che hanno frequente bisogno di scariche di adrenalina. Questi sono i peggiori clienti delle compagnie di assicurazione, anzi non sono nemmeno clienti, perché le compagnie rifiutano di assicurarli.
Invece, vi sono soggetti, pur naturalmente prudenti, che non sopportano l’idea del rischio, disposti a coprirlo traslandolo su altri e sono i migliori clienti delle compagnie di assicurazione, perché sono disposti a cedere ogni potenziale manifestazione di rischio, che possa diventare realtà. Questi soggetti hanno spinto le compagnie a inventare polizze di ogni tipo (esempio: assicurazione vacanze, ecc.).
Però, bisogna considerare che la traslazione pura e semplice del rischio attenua l’attenzione dell’assicurato, nel quale si radica la consolazione del “tanto sono coperto dalla compagnia”. Questa mentalità, assai nociva, è contrastata dalle compagnie con lo scoperto di assicurazione e con varie forme di franchigia.
L’assicurato deve essere un “socio del rischio” non un semplice cedente.

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