Lui, filosofo accademico di fresco ordinariato, lei pure, ma in biologia molecolare, seduti al ristorante riservato ai docenti universitari, si scambiano dialettiche opinioni para-epistemologiche, più per non affrontare problemi di materasso che valutazioni filosofiche.
Lui: voi scienziati non sapete porre i “perché”. Solo i filosofi possono.
Lei: voi filosofi non sapete dare risposte.
Lui, quasi avanzasse una proposta di matrimonio: e se ci mettessimo insieme?
Lei, tra l’ironico e il preoccupato: già! Come i fratelli De Rege! Ma come faremmo ridere, se prima non ridessimo noi?
Lui: hai ragione. Comincia tu.
Lei, di rimando, invitante come fosse seduta sul bordo di un letto: No, comincia prima tu.
Un cameriere svagato, di quelli che fingono di non sentire, ma per un ipersviluppato orecchio clinico captano tutto anche a distanza, rompe il ghiaccio: Signori professori, posso servire come dessert un dolce sacher? Il cioccolato mette allegria e in molti casi aiuta a ridere!
Lui, che non coglie il significato nascosto: per me va bene.
Lei, con occhio grato al cameriere: per me anche.
Lui: chissà che pensavano i De Rege per San Valentino!
Lei, intraprendente al cioccolato: pensavano separatamente. Cretini sì, ma della sponda ortodossa!
Lui: e dei perché? Che pensavano dei perché?
Lei: non si ponevano problemi, si scambiavano molecole con le rispettive rispettabili signore.
Il cameriere, di origini campagnole, li osserva mentre lasciano il tavolo guardandosi negli occhi a rischio d’inciampo: i finti imbranati sono tutti eguali, ma il nono mese li rende simili ai contadini senza perché, pensa, borbottando a mezza voce.
Che dici? – chiede il giovane aiutante nel togliere i piatti.
Oh! Niente – sorvola il cameriere – penso alla causa di molti incendi di pagliai in campagna. La chiamano autocombustione, ma, presto e senza collaborazione di pompieri, si spegne da sé.
I veri filosofi sono prosseneti.
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