Prima ti amammo; poi dubitammo e infine ti uccidemmo. Sembra la parafrasi di una delle più famose battute di Leo Longanesi, invece è solo la storia in breve di uno dei più controversi istituti dell’Amministrazione tributaria, di cui sono stati annunciati i funerali di Stato. Morire a vent’anni (fu istituito nel 1980 dalla legge 146) è dura, ma, si sa, l’Amministrazione non l’aveva mai amato questo Grande Fratello, braccio ispettivo diretto del Ministro. È il destino segnato dal nuovo che avanza cantando l’inno: torniamo all’antico. Lo volle il centrosinistra e, quindi, questo solo aveva il diritto di ammazzarlo. Lo ha fatto, come nel finale di “Cavalleria rusticana”: “Hanno ammazzato compare Turiddu” (Guarda caso: l’attuale direttore Tutino si chiama Turiddu!). La parte più difficile delle esequie sarà il bilancio vero; quello falso, si sa, è fatto di ringraziamenti e di elogi funebri, più ipocriti di quelli di un consiglio di amministrazione, che dà l’addio all’amministratore sollevato dall’incarico. I libri dei verbali ne sono pieni e, quindi, siamo nello stile anche delle migliori famiglie private. Che cosa resta nella nostra memoria di testimoni involontari? Beghe interne furibonde (chi non ricorda i contrasti di alcuni anni fa?), prima per entrarci e poi per non uscirne. Chissà che aveva di così attraente un posto al Secit; quasi fosse “un posto al sole”. Ma anche beghe esterne non meno furibonde e costose per l’Amministrazione finanziaria, che di cause, imposte dal Secit, ne ha perse parecchie e clamorose. Ricordiamo per esempio: la cessione dei diritti di usufrutto sulle azioni, la denegazione della natura di leasing al leaseback e, fresca di questi giorni (24 luglio 2000), la sconfitta in due sentenze di Cassazione (nn. 9663 e 9666) del mancato riconoscimento in deduzione delle quote di ammortamento dell’avviamento derivante dal disavanzo di fusione. Dietro ognuno di questi casi (come di molti altri): un enorme contenzioso, tenuto in piedi per anni, con spese di giudizio, distorsione di risorse interne e impegno delle migliori intelligenze giuridiche alla ricerca del sesso degli angeli. Alla fine, la magistratura ordinaria ha dato “a Cesare quel che è di Cesare”. Ora, la causa di quelle storie sembra in procinto di essere rimossa e, intanto, per il “fu Cit” incominciamo con le preghiere, che fanno sempre bene, soprattutto se in latino:
- · De profundis clamavi ad te…
- · Parce sepulto—
- · Requiescat in pace…
Amen.
Commenti recenti