Il cristianesimo tende a fare proselitismo. Con più o meno intensità, è caratteristica comune a tutte le religioni o agli uomini che professano o fingono di professare una religione. La storia ci fornisce esempi a iosa di avventurieri che, con il pretesto della religione, hanno agito per il proprio potere e per conquiste a proprio vantaggio. Trascuriamo i finti o interessati professanti e i fanatici e limitiamoci agli uomini di buona fede. Questi fanno proselitismo, perché la religione è un rischio e sentono anche il bisogno di solidarietà, che diventa sicurezza quando ci si sente in tanti; però lo fanno nel rispetto della regola di Tertulliano che « Non fa certo parte della religione imporre la religione. » (Andate a dirlo a un musulmano!). La Chiesa di Roma pratica il proselitismo mandando “missionari” in paesi da convertire, ma oggi bisognerebbe dire “da aiutare”. Nei paesi di più lunga tradizione cattolica c’è minor bisogno, non perché la fede sia più intensa, ma perché i missionari hanno per efficace sostituto l’età anagrafica. Quando il tempo si traduce in vecchiaia, Dio rischia di tornare di moda senza bisogno di missioni. La paura della morte è il più efficiente e convincente dei missionari.