Fogola Editore in Torino ha diffuso in libreria la seconda edizione del “Diario del Gran Paradiso” di Anacleto Verrecchia, che l’autore compose attingendo al suo taccuino e alla prodigiosa memoria di pensieri e fatti vissuti nei primi anni cinquanta in un esperienza naturalistica vissuta nelle Alpi Graie, dove regna sovrano lo stambecco. Verrecchia è una figura straordinaria nel panorama culturale dell’ultimo sessantennio: germanista, filosofo, giornalista, letterato aforista, storico biografo di grandi figure filosofiche, ambasciatore culturale in Austria e Germania, viaggiatore instancabile e acuto osservatore di persone e cose, visitatore di siti archeologici e altro, che emerge dai suoi scritti brillanti, ricchi di umorismo e di perspicace senso critico, affascinante per chi apprezza l’ascolto di un così amabile conversatore. La sua proteiforme cultura, espressa sempre con giovanile entusiasmo e passione, è l’opposto dell’arida erudizione del commerciante di chiacchiere  e dell’intellettuale di mestiere, appellativo che disdegnerebbe per è per onestà di pensiero e frugalità di vita. Tutte queste qualità si ritrovano nel “Diario del Gran Paradiso”, che non è l’unica sua opera, perché Verrecchia ha scritto tanto altro, ma il “Diario” resta la sua opera più significativa e amata dall’autore, che vi ha trasfuso il meglio  della sua riflessione filosofica. Egli ha stimato soprattutto Marco Aurelio, Petrarca, Giordano Bruno e Schopenhauer e ha disprezzato Hegel, sempre motivando i suoi giudizi sugli autori. Leggendo il “Diario”, si può intuire un recondito riferimento spinoziano e persino pascaliano.

Il “Diario” è un’opera filosofica, ma non c’è bisogno di una particolare attrezzatura culturale per apprezzarla, tanto è diretto e semplice il suo contatto con il lettore, come gli dicesse “pensiamo insieme” e qui sta la sua avversione per Hegel, la cui lettura gli è indigesta per la ambiguità e la pesante fumosità, ritenuta anche intenzionale. Per Verrecchia la filosofia è conquista personale, è intimo pensiero e non per intermediazione o baratto di altrui meditazione.

Il “Diario” è un florilegio di battute umoristiche ma veraci, talvolta ironiche e sulfuree, sempre espresse con educazione in un italiano esempio di bello scrivere per chiarezza e logica linguistica, l’opposto delle sciatterie e grossolanità televisive, che stanno riducendo la più bella delle lingue a un’accozzaglia di barbarismi per di più sguaiati e grossolani.

Il “Diario” va letto, meditato e goduto dal lettore, ma per gli amici appassionati di letteratura e filosofia ne estraggo alcune battute per esempio e ivito.

Mettetela come volete: si è liberi solo quando si è soli”.

Hegel vede dappertutto la ragione, ma è molto più facile vedervi invece la pazzia. Tutta la vita, se ci si fa caso, si svolge all’insegna della follia. Ciò che chiamiamo ragione, dice Schelling, è solo una follia regolata”.

Un pensiero dedicato al suo amato Petrarca:“A Valchiusa, Petrarca vedeva le Muse, un altro ci avrebbe visto solo le trote”.

Anche le montagne d’inverno hanno bisogno di una coperta di neve”.

Chi imposta meglio di tutti il problema del libero arbitrio, che è alla base stessa della filosofia, è Schopenhauer: è vero che possiamo fare ciò che vogliamo, però non possiamo anche volere quello che vogliamo …”.

Piero Martinetti è una delle teste più filosofiche di questo secolo. Lo preferisco a Croce e anche a Gentil …”.

Ama il prossimo tuo come te stesso. Ma sarebbe più giusto dire: considera il prossimo come te stesso. E non solo il prossimo, ma anche quelli che sono lontani. E non solo gli uomini, ma tutti gli esseri viventi”.

Per finire con gli esempi, un pensiero autobiografico, che rivela l’essenza del nostro autore: “Talvolta, nelle lettere che scrivo agli amici, mi firmo Anacoreta Verrecchia”.

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Agli amici del “Dialogo”: buona lettura in compagnia di Anacleto Verrecchia.