Le neuroscienze intendono dimostrare, tra l’altro, che coscienza e cervello sono tutt’uno. Per questo portano prove sicuramente non banali, ma da valutare seriamente con senso del limite, perché, comunque, non sono prove assolute. Sicuramente bisogna riscrivere il significato della parola “coscienza”. Ma dobbiamo ringraziare questi neuroscienziati, perché, anche se fosse vera in assoluto l’equivalenza cervello=coscienza, non sarebbero riusciti – e non riuscirebbero – ad assorbire nell’identità anche l’anima, che esiste per esclusione o de residuo.

Oggi hanno celebrato i funerali della Montalcini e mi viene in mente una sua previsione sulla futura possibilità del trapianto del cervello, che, abbinata all’eguaglianza cervello=coscienza, mi suggerisce l’idea che per la Nobel il trapianto, ammesso che sia possibile, creerebbe un soggetto diverso, una specie di mostro di Frankenstein. Più che una previsione, la sua ipotesi sembrava una confessione di aver bisogno di trapianto alla cuspide, ma questa potrebbe apparire una cattiveria o una ingiustizia contro una persona, che ha dato tanto per il progresso della scienza. Absit iniuria verbis, perché ho il massimo rispetto per chi ha speso una vita nel tentativo di migliorare la condizione del fisico umano. Ma confesso di non aver apprezzato la sua fede nella scienza e la sua abnegazione a farsi accompagnare, già molto malata, in Parlamento per non far mancare il suo voto alla sua parte politica. In sintesi e contro i peana e i coccodrilli dei giornalisti, già pronti da anni, affermo, senza ipocrisie, che la Montalcini scienziata mi va bene, mentre non vi va affatto bene la Montalcini che fa politica. Purtroppo, non è sua colpa se abbiamo una legge che, dopo aver consentito l’ingresso in parlamento per grazia del re e non del popolo, attribuisce anche al prediletto di votare su materie che non è nemmeno in grado di apprezzare. Parafrasando Giov. Tzetza: date obolum Montalcinae.  Requiescat in pace.