Confesso, quasi fosse una colpa di esagerazione, di ritenere Dante il più grande uomo voluto da Dio, dopo l’Uomo-Cristo. Non inventò solo la lingua italiana, che forse sarebbe comunque nata da sé, come i fenomeni naturali e inevitabili; non inventò l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, che già esistevano nella teologia del tempo e nell’immaginario popolare; non inventò l’amore, né un dolce stil nuovo per interpretarlo. Invece, descrisse, con una insuperabile potenza poetica e una filosofia nascosta, il rapporto tra l’uomo e la propria coscienza e tra se stesso e Dio: opera impossibile senza un preciso mandato del Creatore.

Non risulta che un compito così grande sia stato affidato ad altro uomo. Non a Cristo, poiché ne era il divino mandante.

Pietro Bonazza